Regia di Joe Dante vedi scheda film
L'egoismo, il cinismo, l'idiozia della politica. Lo strapotere manipolatorio delle televisioni, attente soltanto al sensazionalismo e, soprattutto, agli interessi degli sponsor e degli inserzionisti. Con elementi di questo tipo, sarebbe potuto nascere un pastrocchio. E invece Joe Dante, regista abituato a costruire film fantastici con il gusto dell'ironia, sa amalgamare anche gli aspetti assurdi della vicenda, costruendo un film organico, che mette in evidenza, con il meccanismo dell'esagerazione, le contraddizioni degli USA nell'epoca clintoniana (negli anni successivi, la politica americana si è ulteriormente e pericolosamente avvicinata alle previsioni di Dante). Riuscitissimi i ritratti del Presidente imbelle, che vuole di volta in volta vestire i panni di Lincoln, Roosevelt (senza saper scegliere tra Theodore e Franklyn Delano), Truman e Eisenhower, quello del lobbysta sicuro di sé ma deficiente (James Coburn), del governatore razzista (Beau Bridges) innamorato di una giornalista messicana e dei due ufficiali (uno dell'esercito, l'altro della guardia nazionale dell'Idaho) anziani e un po' rimbambiti che si fronteggiano lungo il confine.
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