Regia di Louis Malle vedi scheda film
Le infatuazioni politiche ed esistenziali di un adolescente sono il fulcro di quest'ottima pellicola di Louis Malle che, senza troppi fronzoli, racconta di come ad una certa età tutto assuma le stesse tonalità di un colore fatto di indifferenza, superficialità e tanta presunzione in attesa di trovare la vera via maestra
La banalità del male sembra l'unico filo conduttore dell'esistenza di Lacombe Lucien, contadino francese di diciassette anni che,nella Francia occupata dai nazisti, sceglie di stare dalla parte di questi ultimi unendosi ai collaborazionisti solo perchè i partigiani lo avevano giudicato troppo giovane ed inesperto per portarlo con loro. Quella banalità tipica dell'adolescenza dove ogni cosa deve ancora costituirsi con le sue vere forze, sia essa un credo politico o più semplicemente una qualunque scelta di vita. Lacombe incontrerà sulla sua strada una ragazza ebrea, figlia del sarto che viene taglieggiato dai suoi complici in cambio di protezione, e se ne innamorerà con la stessa superficialità con cui affronta buona parte delle vicende della sua giovane vita, che sia l'omicidio di un partigiano piuttosto che lo spennamento di una gallina. Inutile rimarcare che, passando dalla cosiddetta parte del torto e cercando di fuggire con la ragazza, anche la sua sorte ne verrà sconvolta. Louis Malle nel '74, in pieno clima di riconciliazione nazionale, elabora un film che è un lucido, implacabile resoconto di come le strade seguite nell'età della formazione, figlie più di infatuazioni che di maturi ragionamenti, siano fondamentali nel dirigere verso una via piuttosto che un'altra, e lo fa con un tocco sapiente, misurato, mai banale, in un film che ha una forte carica emotiva.
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