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St. Agatha

Regia di Darren Lynn Bousman vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su St. Agatha

di alan smithee
3 stelle

locandina

St. Agatha (2018): locandina

TOHORROR FILM FEST 2018
In una America apparentemente intransigente, ma sottopelle piena di segreti e vizi tenuti celati, la giovane Mary vive il suo incubo senza fine e i suoi rimorsi dovuti alla morte accidentale e prematura del fratellino, quando, incinta di un giovane musicista di buoni propositi, ma spiantato, decide di rifugiarsi in un convento di suore dedite all'accoglienza di giovani incinte senza futuro.
Scoprirà presto che innanzi tutto quel luogo di preghiera è stato disconosciuto dalla Chiesa cattolica, e che le mire della perfida madre badessa non sono certo quelle di salvare anima e corpo delle povere disgraziate che accoglie nel suo maniero. Quanto piuttosto quelle di lucrare su un commercio di infanti da cedere agli anziani benefattori di quel luogo segretamente scomunicato.

Sabrina Kern, Carolyn Hennesy

St. Agatha (2018): Sabrina Kern, Carolyn Hennesy

Carolyn Hennesy

St. Agatha (2018): Carolyn Hennesy

Presto, forse sin troppo presto, tutto ciò lo scopre pure lo spettatore medio, che ha già tutto chiaro sin trascorsi i primi tre minuti di incipit. Molto più tardi lo percepusce invece la nostra incauta protagonista, che a causa di questa sua  ingenuita' disarmante, si troverà coinvolta in un pericoloso gioco al massacro, tenuta in vita solo in virtù del figlio che serba in grembo.
Per la regia, invero valida ed opportuna, di un maestro del genere horror come Darren Lynn Bousman, responsabile di ben tre Saw della infinita saga sull'Enigmista (il 2,3 e 4) e regista di una decina almeno di horror movies, St. Agatha denota gravi problemi di sceneggiatura e ingenuità scenografiche intollerabili.
Da una scrittura a più mani che vede coinvolta pure la nostra volenterosa e spigliata Sara Sometti (che in sala ammette simpaticamente di essere stata mandata all'asilo dalle suore e di averne per questo derivato una idiosincrasia e diffidenza inguaribili) ed il produttore (ed anche attore) Seth Michaels, il film procede per passi prevedibili e su tracce solcate da centinaia di altri film di genere, senza degnarsi di riservarci mai una traccia di originalità o di genuino spavento.

scena

St. Agatha (2018): scena

scena

St. Agatha (2018): scena

Gli incauti scenografi poi, che non fanno nulla per evitarci ogni banale luogo comune (persino le tagliole disseminate nel campo antistante la magione) e i superficiali truccatori, fanno ancora di peggio: lavorano sulle novizie, sulle suore e soprattutto sulla madre superiora, riservando loro capigliature con tagli moderni e quasi avveniristici che lasciano esterrefatti. Per tacere di tutto il resto.
Ne scaturisce un horror banale, kitch e barocco che si perde in situazioni scontate e in scene volte a provocare più ribrezzo che vero spavento: esattamente il contrario di quanto dichiarato in sala dalla Sometti, che preannunciava una certa insistita ricerca di uno scavo psicologico a maggior rinuncia di una parte gore/splatter in virtù delle recenti polemiche sulla violenza contro le donne.... circostanza che non capiamo bene che attinenza abbia con questo filmetto banale e inutile.

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