Regia di Darren Lynn Bousman vedi scheda film
Nunsploitation privo di elementi estremi: sesso, violenza e orrore sono del tutto assenti. Nessuna novità da un punto di vista narrativo, mentre tecnicamente il film si distingue. In particolare di ottima qualità appare la regia di Darren Lynn Bousman, qui inusualmente pacata e resa intrigante da molteplici piano sequenza.
Georgia, Ottobre 1957. Mary (Sabrina Kern) perde il fratello più piccolo -affogato nella vasca da bagno- mentre giace a letto con il fidanzato Jimmy. Il padre, violento e autoritario, già abbandonato dalla moglie, non può impedire a Mary di fuggire di casa. Incinta, la ragazza decide di essere accolta in un convento, il Sisters of divinity Mary: luogo deputato a ospitare ragazze sbandate, prossime al parto. Poche ore all'interno del sacro luogo, e Mary intuisce che qualcosa non va come dovrebbe. In particolare, all'interno della struttura, vige la legge del terrore, istituita dalla severa e sadica madre superiora (Carolyn Hennesy).
"Non meriti di portare il nome Mary, lei era pura, innocente. Tu sei corrotta, peccatrice, vile. Ti rinomino Agatha." (La madre superiora, prima di chiudere in una cassa da morto Mary)
Il regista/sceneggiatore legato principalmente alla serie Saw, dirige un film che si pone esattamente agli antipodi rispetto alle sanguinarie invenzioni di Jigsaw, l'assassino moralista registrato, all'anagrafe, John Kramer. In St. Agatha predomina, per tutto il film, un clima di tensione e di angoscia puramente psicologico, similmente a taluni nunsploitation, WIP o Nazi degli Anni '70. Scritto a otto (!!!) mani, gli autori della poco efficace sceneggiatura sembrano ispirarsi in parte a Suspiria, spostando gli eventi da un centro di danza ad un convento. Che poi, scopriremo nel proseguire la visione, luogo sacro lo è solo di copertura, in quanto non più sostenuto economicamente dal Vaticano a causa delle storture "dittatoriali" operate dalla madre superiora. Donna spietata, che porta avanti una gestione criminale, supportata da donatori altrettanto colpevoli. L'idea in sé non è male, ma lo sviluppo soffre di una lentezza endemica, dovuta alla ripetitività di azione e luogo. Il tentativo di raccontare "a ritroso" -mediante l'inserimento di veloci flash back- vivacizza minimamente il ritmo, anche se la trovata non può porre un freno ad un testo inconcludente.
Scenografie, fotografia e interpreti sono di alto livello, al pari della inusuale regia di Darren Lynn Bousman, che si manifesta qui insolitamente pacata, calma e con predominanza di piano sequenza molto ben costruiti. L'esatto opposto dei precedenti lavori, in particolare i sequel di Saw, film dai ritmi concitati e dal montaggio serrato, quasi accostabili allo stile di un video clip. St. Agatha rappresenta il classico esempio di titolo sprecato, dove il buon operato tecnico soggiace ad una sceneggiatura poco riuscita. Presentato in anteprima a varii festival del settore (anche in Italia, sottotitolato, al TOHorror Film Fest), da metà Febbraio 2019 è al centro di una distribuzione capillare nei paesi dell'Europa orientale. Si segnalano comunque: una scena splatter, con amputazione della lingua a Sarah/Hannah Fierman, ospite del convento e incapace di mantenere i segreti; il suggestivo rito -attuato in una cassa da morto- destinato a convertire il nome dal virginale Mary al più corrotto Agatha; una colonna sonora (purtroppo poco sfruttata) armoniosa, dal taglio clericale grazie a vocalizzi femminili di certo effetto.
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