Regia di Jen McGowan vedi scheda film
Un'insieme di situazioni trattate sotto ogni aspetto sin dai tempi di Texas chainsaw massacre: ovvero degli inconvenienti che possono sorgere, facendo ad un bivio la "svolta sbagliata". Chi lascia la via vecchia per la nuova... Modesto thriller al femminile, piuttosto prevedibile e poco spettacolare.
L'atletica studentessa di college Sawyer (Hermione Corfield), senza avvisare i genitori, si mette in viaggio per un promettente colloquio di lavoro. Appreso dalla radio che l'autostrada è bloccata, decide di affidarsi al navigatore per intraprendere un percorso alternativo nelle periferiche strade del Kentucky. Tra una deviazione, un incrocio con via chiusa e la mancanza di riferimenti si ritrova sperduta in mezzo al bosco, in prossimità di una località nota come Rust Creek. Mentre decide di fermarsi e consultare una mappa -molto più precisa del satellitare- viene affiancata dai fratelli Hollister (Micah Hauptman) e Buck (Daniel R. Hill): due loschi figuri che, mentre stavano compiendo un'azione illegale, temono di essere stati visti.
Sulla falsariga del più riuscito e coinvolgente The maus, un cast tecnico femminile (Jen McGowan alla regia e Julie Lipson ai testi) porta sullo schermo l'ennesimo "wrong turn's movie", la cui protagonista principale, a causa appunto di una svolta sbagliata, si trova senza volerlo in un pericoloso contesto. A differenza dei precursori, la McGowan -essendo evidentemente femminista- sceglie una final girl coraggiosa e combattiva, mai impaurita nonostante per un paio di giorni si ritrovi zoppicante, senza cibo, acqua e inseguita da due bastardi in un bosco che sembra non finire mai.
Rust Creek, benché possa vantare un'ottima scelta per location suggestive ottimamente riprese, pone innanzi al thriller una complicata vicenda metaforica, come ribadito anche dalla frase pronunciata dal personaggio più umano e sincero, nonché sorta di angelo custode di Sawyer, il vagabondo Lowell (Jay Paulson): "Mia madre diceva sempre che quando fai dei progetti, Dio si mette a ridere." La modica dose di tensione, la scelta stilistica di bandire la violenza nonostante il consistente numero di morti ammazzati, e lo stantìo cliché dello sceriffo super cattivo, con aggiunta di inevitabile lacrimuccia prodotta da un finale commovente, fanno di Rust Creek un depotenziato esempio di blando thriller adatto ad un pubblico (televisivo) eterogeneo, soprattutto non abituato al genere, e in maggior parte femminile. Il consiglio che ci sentiamo di dare alla McGowan è di dimenticarsi dei modelli thriller a lei preclusi (sin dal titolo l'autrice tradisce di ispirarsi anche all'australiano Wolf Creek) e ripartire invece da due affrontando ben altro tipo di genere, considerando zero Rust Creek e uno, invece, la commedia Kelly & Cal, ossia il debutto in regia avvenuto nel 2014.
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