Regia di Bahram Beyzaie vedi scheda film
Bello,sconvolgentemente bello, questo film dedicato ai sentimenti e alla pietà : il suo svolgimento e il suo termine sono un'autentica apoteosi della speranza, un atto di incrollabile fede nella verità dei buoni sentimenti intesi nel senso migliore del termine.Meraviglia poi trovare così pochi riferimenti alla religione musulmana in un film prodotto in un paese in cui vige la legge coranica, e la sensibilità con cui il regista, un uomo, conduce il suo studio di una figura femminile che non conosce umiliazioni o tentennamenti di fronte alla strada che essa ha scelto e orgogliosamente percorre.Qui non vediamo una madre musulmana rinchiusa nei recessi più segreti di una casa inviolabile da sguardi maschili, e ci troviamo invece di fronte a una figura femminile a tutto tondo di grande forza ed energia, che tratta alla pari con gli uomini del suo villaggio, lavora duramente nei campi e trova il coraggio di opporsi al biasimo generale dei familiari con la forza dell'incrollabile istinto materno che la porta ad eleggersi responsabile del destino del piccolo Bashu, bambino allo sbando dopo che la guerra gli ha portato via padre, madre, casa e famiglia.Egli ritrova in lei la propria infanzia, la propria identità di bambino annullato dalla guerra e dai suoi orrori, il ritorno a un ambiente domestico rassicurante, l'esempio di una vita dedicata senza incertezze alla cura delle persone care.Il racconto di questa vicenda non riconosce valore all'ineluttabilità del destino: i fatti traggono fonte dalle decisioni e dalla forza d'impegno della natura umana, e non soltanto. Infatti nei momenti più duri del vero e proprio calvario di Bashu, gli sono vicine, invisibili ma sofferenti, le ombre del padre e della madre che dal loro mondo oscuro e immateriale seguono silenti senza possibilità di intervento o di espressione lo svolgersi delle vicende dell'unica parte di loro ancora in vita.Neanch'essi possono influire direttamente su quanto accade alla loro creatura: possono solo vegliare fino a che verrà loro data pace dalla constatazione che il loro piccolo Bashu ha ritrovato una famiglia. Di grandissima poenza emotiva il finale, in cui il marito della donna,tornato dalla sua lunga assenza menomato di un braccio, accetta Bashu come figlio suo : nel momento in cui questa nuova famiglia prende vita definitiva, qualunque problema potrà essere da essi affrontato, finchè la loro unità li rende forti di fronte alle avversità, che, incarnate dagli uccelli e dai cinghiali che devastano il seminato, vengono come essi scacciate dalla forza di una famiglia unita.Giudizio sul film: 2 pollici alzati ( grandissimo!).
Grandissima tra le attrici da noi quasi sconosciute, volto di un'intensità che ricorda molto da vicino quella di Renèe Falconetti come Giovanna d'Arco, dà vera vita a un personaggio indimenticabile per umanità e verità.Piccola particella di popolo in un Paese grande come Italia,Francia,Spagna e Germania messe insieme, essa giganteggia come figura di donna e di artista in una società in cui l'individualità femminile non viene esattamente incoraggiata.Onore anche al regista per averne sfruttato con intelligenza le enormi capacità espressive.
Oltre a quanto già ho evidenziato nella scheda sul film in generale, voglio anche spendere qualche parola sulla bellezza formale della fotografia e sulla poesia delle inquadrature, siano esse rivolte alla natura o ai personaggi. I colori sono nitidi e sempre motivati: ci sono degli istanti in cui sembra addirittura di percepire l'odore dei campi di grano verde e della greve fisicità dei personaggi.
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