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Ritratto della giovane in fiamme

Regia di Cèline Sciamma vedi scheda film

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La recensione su Ritratto della giovane in fiamme

di Leman
10 stelle

Come raccontare la vita, la morte, l’arte e la bellezza in un'ora e mezza.

Adèle Haenel

Ritratto della giovane in fiamme (2019): Adèle Haenel

C'è un'immagine. Anzi no, un ritratto.

Questo ritratto raffigura una donna, anzi no, una giovane. Una giovane il cui sguardo esprime tantissime emozioni diverse, che si uniscono per formare un miscuglio pieno di vita. E questa giovane indossa un vestito verde. Questa giovane dal vestito verde sta vicino a un falò e tiene lo sguardo fisso su di noi. In men che non si dica il vestito della giovane prende fuoco. Ma lei sembra non essere preoccupata, anzi, lascia che il fuoco divori pian piano il suo vestito. Quasi come se quel fuoco simboleggiasse il sentimento che brucia dentro di lei, un sentimento tenuto nascosto che deve lasciare uscire, che non può continuare a rimanere dentro. E poi il mare. L'immagine delle onde che si adagiano sulla riva, alcune con calma, altre con la stessa violenza del fuoco che le brucia dentro. Ma questa è un'incoerenza. Come possono l'acqua e il fuoco rappresentare la stessa cosa? Come può la forza delle onde simboleggiare allo stesso tempo il sentimento del fuoco che arde? È una specie di contraddizione. E invece no, perché entrambi simboleggiano la stessa cosa proprio nella loro diversità. Da una parte abbiamo il mare, ovvero la calma e solare Marianne, la pittrice, cresciuta in un'umile famiglia di artisti che le ha permesso di vivere e assaporare la libertà, ma allo stesso tempo è cresciuta assecondando dei canoni da seguire e ciò non le ha permesso di essere completamente libera. Dall'altra abbiamo il fuoco, la curiosa Héloïse, di famiglia nobile, cresciuta senza alcuna libertà nonostante il suo ceto sociale le permettesse più possibilità rispetto a Marianne e quindi quando ha l'occasione di essere libera (come il fuoco quando incontra un pezzo di legna da ardere) non se la lascia scappare e non la ferma più. Il fuoco e il mare nella loro diversità sono accomunate proprio dalla costante ricerca della libertà. La libertà, ovvero ciò che garantisce all'essere umano la vera felicità, non quella mascherata che decidiamo di mostrare in pubblico. Quella sensazione di poter fare di tutto senza che nessuno te lo impedisca. Quello spirito anarchico presente in ognuno di noi che ci guida ogni giorno della nostra vita e che ci fa sentire incompleti quando non viene appagato. 

 

Noémie Merlant, Luàna Bajrami

Ritratto della giovane in fiamme (2019): Noémie Merlant, Luàna Bajrami

Ma non è solo un ritratto di parallelismi, è anche un ritratto di contrasti. Contrasti quali possono essere l'aborto e la nascita. Come quando una donna, sempre nella ricerca della sua libertà, decide di non tenere il suo bambino e viene pure insultata e diffamata, come se lei non fosse quella che più di tutti soffre per tale scelta. Come la cameriera Sophie, che mentre decide di porre fine alla sua inattesa gravidanza, si ritrova a fissare gli occhi di un bambino, simbolo della vita e del nostro futuro, triste in quanto conscia di quello che sta perdendo ma allo stesso tempo felice per quello che sta ricevendo. Una possibilità. Una possibilità di decidere della propria vita, ma da persona matura e conscia delle conseguenze delle sue azioni. E allo stesso tempo le due ragazze (il mare e il fuoco) fissano la scena, assistendo come lo spettatore al contrasto tra le due immagini, che si uniscono assieme in un bellissimo quadro dove il neonato tocca il viso della ragazza, per darle forza. L'unione tra la vita e la morte racchiusa in un'immagine, quasi a simboleggiare che quest'ultima sia necessaria proprio per permettere all'altra di esistere. Senza la morte non può esistere la vita, senza l'odio non può esistere l'amore e senza il mare non può esistere il fuoco. 

Adèle Haenel

Ritratto della giovane in fiamme (2019): Adèle Haenel

Questo ritratto non può esistere senza l'arte. L'arte che viene celebrata non solo dai dipinti di Marianne, ma anche dalla regia stessa di Céline Sciamma, che con ogni inquadratura crea dei veri e propri quadri, muovendo i suoi attori con una precisione maniacale, arrivando a curare persino il dettaglio più insignificante. Tutto per dare quella sensazione meravigliosa e paradisiaca che solo l'arte riesce a donare alla mente dell'essere umano. L'arte non agisce solo in quanto estetica fine a se stessa, ma assume bellezza proprio per via del suo significato, visibile spesso proprio nella precisione dei suoi dettagli. Dettagli come uno sguardo, che se fosse il culmine di decenni passati senza libertà sarebbe spento e privo di vita, come quello del primo quadro dipinto dalla protagonista, mentre invece sarebbe solare e vivo se avvenisse in seguito a un evento che nel bene e nel male ha cambiato la vita del soggetto ritratto. O dettagli come un libro, che possono sembrare superflui se visti con superficialità, ma che fanno assumere al dipinto tutt'altro significato se lo si guarda con la consapevolezza del vissuto dell'artista e del soggetto messo in scena. L'arte rende importante la vita dell'essere umano anche per ciò che evoca. Un'immagine, un ricordo, una musica. Un'immagine che ti perseguita, fino a che non ti divora e ti fa capire il suo reale significato. Un ricordo che ti evoca ciò che sei stato e che hai vissuto. E una musica che evoca allo stesso tempo l'immagine che hai tentato di rimuovere e il ricordo che hai tentato di dimenticare. Una musica drammatica e dolce allo stesso tempo, un componimento di Vivaldi per collegarci al ritratto della giovane, di cui l'ascolto suscita il miscuglio di emozioni sopraccitato. Quel miscuglio di emozioni che può nascere dalla visione di un film, da un piano-sequenza di tre minuti netti sul volto di una giovane che piange, sorride e poi piange di nuovo. Quella strana sensazione che solo l'arte è capace di donarti. Quel momento in cui siamo perseguitati da un'ulteriore musica (Non Possum Fugere), che ci ricorda l'impossibilità di fuggire dal nostro destino, quella voce dentro di noi che ci dice cosa dobbiamo fare e che noi tentiamo sempre di ignorare per negare la realtà. E quel fuoco che continua a bruciare il vestito della giovane, che noi decidiamo di non placare in quanto sentiamo il bisogno di fare uscire quello che sentiamo e quello che ci ha tenuti bloccati per così tanto tempo. E quando finalmente l'abbiamo fatto uscire, ci rendiamo conto della crudeltà della vita e decidiamo di spegnere il fuoco. E tutto ciò che rimane è un'immagine, un ricordo che resta con noi per sempre. 

 

Adèle Haenel, Noémie Merlant

Ritratto della giovane in fiamme (2019): Adèle Haenel, Noémie Merlant

Sono tante le cose che rimangono vedendo un'opera d'arte. 
Una giovane, un falò, un vestito, un'onda, la libertà, un dipinto, un bacio, un aborto, un bambino, uno sguardo, un libro, un volto, un ricordo, un suono, un film. O forse una lacrima, che scende sul viso dello spettatore quando il film finisce e che si perde quando tocca terra. Una lacrima che racchiude in se la bellezza del cinema, della donna e dell'arte. Un ritratto di una giovane in fiamme capace di dare un senso a quelle lacrime che altrimenti sarebbero solo acqua senza alcun significato. Un lacrima che racchiude l'autenticità del capolavoro. Una lacrima che racchiude la bellezza di questo ritratto che mi ha ricordato che non c'è nulla al mondo di più emozionante del cinema.

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