Una giovane psicologa di nome Anna Fox, è costretta a vivere all'interno del suo appartamento a causa di una forma piuttosto accanita di agorafobia che le impedisce anche solo di affrontare l'ipotesi di uscire di casa.
Ordina il cibo on line e si rapporta in egual modo con l'esterno, relazionandosi col mondo solo tramite il proprio pc.
Il sopraggiungere, nella palazzina di fronte al suo appartamento, di una caotica famiglia, farà sì che la donna venga a contatto pur senza desiderarlo prima col figlio dei nuovi padroni di casa, e poi inevitabilmente con gli strani genitori, che la donna spesso si ritrova a spiare dalla finestra, fino a ritrovarsi ad assistere ad un episodio violento che la induce a reagire.
La sceneggiatura, che il drammaturgo statunitense Tracy Letts ha ricavato dall'omonimo romanzo di A.J. Finn, strizza l'occhio senza mai nasconderlo al gioiello hitchcockiano La finestra sul cortile, riproponendone i presupposti dell'intrigo e le problematiche legate alla mancata possibilità del protagonista di spostarsi e reagire ad una minaccia ed un complotto incombenti, orchestrati in modo che tutto appaia come una malsana mania di persecuzione che si va a sommare alle già evidenti problematiche psicologiche della protagonista.
Pertanto non più problematiche di natura fisica (la gamba ingessata del glorioso James Stewart), ma un impedimento di natura psicologica, che costituisce un freno non meno implacabile per permettere alla nostra protagonista di reagire ad un complotto davvero molto ben orchestrato.
La smaccata citazione da la finestra sul cortile, per quanto ostentata senza vergogna, non è certo il problema più evidente di un film che riesce a galvanizzare o quantomeno a guadagnarsi un certo interesse da parte dello spettatore, curioso e predisposto anche a lasciarsi condurre in quel gioco sadico a metà strada tra inganno e diabolico complotto.
Quel che non riesce a convincere fino in fondo è la regia del pur esperto e collaudato regista inglese Joe Wright che, alle prese con un plot bizzarro e pieno di insidie, si comporta in modo del tutto professionale, ma fa rimpiangere la direzione isterica che un De Palma in gran forma avrebbe potuto rendere al film un servizio più opportuno e visivamente più compatibile ed appagante.
Quello che davvero manca e ci crea un vuoto di ossigeno è la furia incontenibile di De Palma, che Wright pensa di sostituire con un controllo impeccabile dei movimenti e delle inquadrature, con un risultato finale non si può definire per nulla tecnicamente non riuscito, ma che non esalta mai veramente quando si potrebbe arrivare a pensare dopo essere usciti entusiasti dalle esperienze depalmiane di stampo smaccatamente hitchcockiano (Omicidio a luci rosse e Femme fatale, su tutti probabilmente).
Tra le cose riuscite, la performance di una scientemente trasandata Amy Adams si inserisce senza indugi tra i meriti del film, mentre la performance di uno sciroccato ed incanutito Gary Oldman sa di forzato ed eccessivamente gigionesco, risultando il suo personaggio più caricaturale che fasullo quanto cerca di convincerci di essere, pur rinnegandolo formalmente e con prove materiali a spron battuto in ogni occasione lo si ritrovi coinvolto.
Insomma questo La donna alla finestra non plagia nessun capolavoro se non intenzionalmente e cn tutta la lealtà del caso, ma non arriva mai ad entusiasmare quanto il buon De Palma riusciva a fare con i suoi thriller di stampo hitchcockiano, tutti memorabili ed indimenticabili, nonché lezioni concentrate di regia ispirata e perfetta.
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