Regia di Joe Wright vedi scheda film
Questo è un grande film, già purtroppo incompreso dalla Critica. Amy Adams imbruttitasi, bravissima e fighissima nel finale coi tacchi a spillo vertiginosi o da Vertigo? La solita sventolona Julianne Moore da cardiopalma, echi depalmiani, un ottimo Gary Oldman pauroso, un magnifico Joe Wright. Io adoro questo regista, è un genio meraviglioso!
Sono il primo in assoluto, su questo strepitoso sito, filmtv.it, a recensire questo film mastodontico. E ne vado fiero e orgoglioso.
Ebbene, oggi recensiamo il suadente e assai interessante La donna alla finestra (The Woman in the Window). Film distribuito su Netflix a partire dal 14 maggio. La donna alla finestra, invero, sarebbe dovuto uscire sui grandi schermi durante lo scorso anno. Successivamente però, la sua casa di produzione, ovvero la 2000 Fox Pictures, per i disagi provocati dal protrarsi della logorante situazione pandemica suscitata dal Covid, s’accordò con la succitata piattaforma di streaming, optando per tale tipo di distribuzione e dunque compiendo un’operazione identica a quanto avvenuto nei riguardi di un’altra pellicola recentemente uscita su Netflix e targata non dalla sua stessa major, sopra nominatavi, bensì dalla Universal Pictures. Ovvero Notizie dal mondo. Malgrado la scarsa media recensoria ottenuta sul sito aggregatore di critiche nordamericane che risponde al nome del sito metacritic.com, media cioè equivalente a un insufficiente 40% di valutazioni positive, a noi invece La donna alla finestra è piaciuto tantissimo. La donna alla finestra segna il brillante ritorno del grande Joe Wright (Anna Karenina) dietro la macchina da presa. Il quale, dopo aver esordito magistralmente con lo straordinario e scioccante Espiazione (Atonement), tratto da un bellissimo romanzo di Ian McEwan e contenente uno dei più vertiginosi piani sequenza degli ultimi trent’anni, dopo averci incantato, stupefatto di meraviglia, dopo averci finemente ipnotizzato, lasciandoci attoniti e appassionatamente intrattenuti col magnifico biopic L’ora più buia, incentrato sullo storico statista Winston Churchill (ruolo per cui Gary Oldman, presente anche in questo La donna alla finestra, vinse il suo primo, agognato, sospirato e soprattutto strameritato Oscar a consacrarlo finalmente nell’empireo dei più valenti e talentuosi nomi attoriali del panorama contemporaneo), decide in questo caso di trasporre l’omonimo romanzo di A. J. Finn, adattato per l’occasione dal drammaturgo-scrittore Tracy Letts. Il quale a sua volta, in tale circostanza, dopo aver allestito i crepuscolari script friedkiniani di Bug e Killer Joe, dopo aver lui stesso riadattato la sua pièce teatrale (opera per cui vinse il premio Pulitzer) con I segreti di Osage County, qui si cimenta con l’adattamento di una novella dichiaratamente ispirata, nel suo titolo già chiaramente ammiccante, in senso cinefilo seppur per l’appunto di matrice letteraria, a Rear Window, il capolavoro immortale di Hitchcock. Vale a dire La finestra sul cortile che, nell’incipit dei titoli di testa de La donna alla finestra, per l’appunto, compare in un frame significativo e imprescindibile.
Trama: Anna Fox (Amy Adams) è una psicologa infantile che cura gli altri, in particolar modo gli adolescenti problematici, ma non riesce paradossalmente a curare sé stessa da una patologica agorafobia oppressivamente limitante. A causa del suo disturbo psichico invalidante, è difatti costretta suo malgrado a passare le giornate nella sua abitazione di New York a Manhattan, allentando la noia esistenziale nello spiare talvolta i vicini di casa e poi a fotografarli con una macchina fotografica reflex. Alla pari di James Stewart de La finestra sul cortile, Anna assiste a un efferato crimine accaduto nell’appartamento antistante al suo. Divenendo dunque unica testimone oculare d’una violenta e macabra colluttazione fra i dirimpettai. Di cui però scorge solamente una vittima accoltellata brutalmente, non riuscendo a cogliere né vedere chiaramente chi sia stato l’autore dell’efferato crimine, sebbene possa dedurlo intuitivamente. Trattasi in effetti di un omicidio realmente avvenuto oppure di una triste, preoccupante e inquietante sua allucinazione pericolosa, indottale involontariamente dal suo precario stato mentale perennemente abbisognante di farmaci pesanti? La cui ripetuta assunzione potrebbe averle provocato un distorsivo scompenso percettivo altamente dannoso non soltanto per i suoi equilibri razionali, bensì glacialmente nocivo per il normale, altrui quieto vivere da lei infastidito e scosso per colpa della sua incongruente e insensata (?), assurda e per l’appunto allucinata, non veritiera e quindi auto-falsificata interpretazione della realtà? Un assunto decisamente intrigante e narrativamente stimolante, da Wright oculatamente, è proprio il caso di dirlo e sottolinearlo, ramificato in un calibrato e avvincente intreccio raffinatamente congegnato con classe cineastica assai pregiata, memore della lezione mai dimenticata e indimenticabile del maestro Alfred Hitchcock.
Considerato che l’opera di Wright se ne associa in quanto a reinventatine prodezze registiche aggiornate però contemporaneamente e originalmente al suo stile inconfondibilmente carico di fortissima sua indubbia personalità autoriale. Dunque, La donna alla finestra, pur essendo un film ovviamente derivativo e continuamente omaggiante il sopra citato, potremmo dire, suo capostipite firmato dall’autore di Psyco e de La donna che visse due volte, in virtù della componente cineastica e dell’ineccepibile bravura di Wright, assolve al difficilissimo compito di concretizzarsi e ai nostri occhi palesarsi come un intemerato e rinomato thriller pieno di suspense mozzafiato e scene magneticamente elettrizzanti. Un film al cui interno la violenza, forte in alcune scene madri, viene da Wright addirittura cartoonizzata e stilizzata in maniera esemplare e giammai modaiola.
Perché guardare La donna alla finestra
Innanzitutto, il cast è notevole e il film può fregiarsi di un’ottima performance della Adams, affiancata egregiamente dalla solita bella e brava Julianne Moore, da Wyatt Russell e Anthony Mackie, da Jennifer Jason Leigh, Brian Tyree Henry e da un Gary Oldman sempre efficace e dai capelli albini. Evidenziamo come La donna alla finestra ammicchi, come già detto, a molti classici e non del Cinema del passato. Noi vi abbiamo intravisto echi e rimandi piuttosto espliciti non solo al succitato Hitchcock, bensì anche a Brian De Palma, a Panic Room di David Fincher, a Scream di Wes Craven (specie nel finale che non vi riveleremo per non rovinarvi la sorpresa ma indubitabilmente gli è grottescamente simile) e, perché no, perfino a Disturbia di D.J. Caruso. Senza dimenticare, data la presenza di Jennifer Jason Leigh, Inserzione pericolosa (Single White Female) di Barbet Schroeder.
Inoltre, come sopra enunciatovi, Joe Wright dimostra per l’ennesima volta, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che è capace di cimentarsi non soltanto coi film in costume, bensì di essere in grado mirabilmente di giostrarsi sapientemente e argutamente in ogni genere di film. Qui dirige da campione assoluto, padrone come pochi del mezzo cinematografico. E non c’importa, ripetiamo, se l’ultimo quarto d’ora sia stato reputato banalissimo nella sua risoluzione dell’enigma da parte di molta intellighenzia critica che ci trova totalmente discordi. È assai meno stupido di quanto possa apparire. Infatti, soltanto un critico superficiale potrebbe considerarlo tale. Noi pensiamo assolutamente il contrario.
Perché non guardare La donna alla finestra
Se siete affetti non da agorafobia, eh eh, bensì soffrite d’idiosincrasia per i gialli ad alto tasso di tensione e trepidazione che cambiano, quasi a ogni inquadratura, le carte in tavola, divenendo dunque paradossalmente prevedibili nella loro continua reiterazione di colpi di scena inanellati a raffica, se siete stanchi di pellicole hitchcockiane, perfino stilisticamente polanskiane, malgrado siano superbamente filmate, se vi hanno stufato e ritenete inflazionate le pellicole ove nulla è quel che a prima vista appare, lasciate subito perdere. Vi perdereste però un grande film. Poiché, stranamente, non verrete stupiti ed emozionati dai meticolosi e meravigliosi cambi, anche in senso figurato, di molteplice prospettiva filmica e narrativa, diegetica e interpretativa, in quanto La donna alla finestra è un film che si presta perfettamente a stimolanti critiche sottili di natura speculativa per via del fascino misterico e ipnoticamente morboso che suadentemente emana con garbo e sublime leggiadria figlie d’una grandissima scuola non solo citazionistica, bensì nettamente registica. Appartenente, ribadiamolo di nuovo, alla poetica assolutamente e inconfondibilmente personale di uno dei massimi e contemporanei registi, Joe Wright.
Musiche funzionali di Danny Elfman e fotografia policromatica, degna del miglior Vittorio Storaro, firmata da un Bruno Delbonnel in stato di grazia.
Curiosità: Tracy Letts interpreta lo psichiatra di Anna.
di Stefano Falotico, detto il Genius
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