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A Estranha Hospedaria dos Prazeres

Regia di Marcelo Motta, José Mojica Marins vedi scheda film

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La recensione su A Estranha Hospedaria dos Prazeres

di undying
6 stelle

L'universo delirante di Zé do Caixão si manifesta in questo strano oggetto filmico, attribuito alla regia di un discepolo di Mojica Marins. Nonostante -e proprio in forza di- talune eccentricità Lo strano ostello dei piaceri costituisce un viaggio visionario, da intraprendere solo se ben disposti verso l'ambigua tematica cara a Marins.

 

locandina

A Estranha Hospedaria dos Prazeres (1976): locandina

 

All'Ostello dei piaceri è stato indetto un bando per l'assunzione di un receptionist e tre cameriere: il titolare (José Mojica Marins) è un personaggio inquietante, già intravisto per essere stato al centro di un rituale satanico. Dopo un insolito metodo di selezione, alla locanda iniziano ad arrivare ospiti, accolti e prontamente registrati senza necessità di fornire documenti e destinati a cominciare dalla camera 17, per poi scalare di due in stanze sempre a numero dispari (15, 13, ecc.). I clienti sono coppie, assidui giocatori di carte, un gruppo di hippy in vena di eccessi. Talvolta, come nel caso di un occasionale viandante rimasto in panne con l'auto, il titolare rifiuta bruscamente di dare asilo. Mentre imperversa un furioso temporale, con vento, acqua e tuoni a fare da sottofondo, gli ospiti si accorgono che gli orologi si sono fermati: per ciascuno di loro ad un orario diverso.

 

 

"Vivere per morire o morire per vivere? Esiste una risposta corretta? No! Solamente dubbi. Solamente deduzioni. Solo la consapevolezza della vacuità. La solitudine è la ricerca disperata di tutto o di niente? La vastità dell'oscurità. La risposta a questo enigma sarebbe la fine del mistero. La fine del segreto dell'eternità. L'apogeo della felicità. Davanti a una missione compiuta. Poiché l'uomo si troverebbe faccia a faccia con la sua più grande conquista: il risveglio della propria origine."

Con questo delirante incipit Lo strano ostello dei piaceri si presenta come puro film di Marins nonostante la regia sia attribuita a Marcelo Motta. Dopo uno straniante inizio con un rituale agghiacciante, dove sgarbati nudi di inquietanti megere (mascherate) accompagnano la "resurrezione" del titolare (che ha lo stesso look di Zé do Caixão anche se nel film non viene mai nominato) la pellicola muove in direzione macabra, con titoli di testa sullo sfondo di un cimitero, nomi del cast sovrimpressi su loculi, tombe e ossari (e bisogna attendere quasi la fine del film per capirne il sensato motivo). Poi, per altri cinque minuti abbondanti, Mojica Marins tortura il pubblico (all'epoca quello non predisposto al genere, probabilmente a questo punto aveva già abbandonato la sala cinematografica) offrendoci un allucinato monologo in stile Gigi Marzullo, pronunciato da una voce off, sullo sfondo di una galassia e pianeti orbitanti, di questo tenore:

"Domandarsi quali siano le dimensioni dell'universo è uguale a domandarsi qual è la fine dell'eternità? O qual è la vera forma di Dio? Quante stelle? Quanti pianeti? Quante galassie esistono nella vastità dell'Universo? Queste sono domande senza risposta... conosciute da una dimensione inferiore. Perchè tutto ciò? Perchè non accettate l'estinzione? Perchè la paura? Perchè la vacuità della vostra presenza? Se siete superiori? E cosa accade quando il mantello della morte scende su di voi? Solo la vostra immaginazione può dirlo. È la fine? È l'inizio? O niente? O tutto? Sì. Voi temete il materialismo. Voi temete voi stessi. Contemplate il cosmo. Lasciate scorrere le fantasie mentali. L'illusione delle illusioni... è la ricerca di una verità certa, una liberazione dall'oscurita. È la magia della luce che attenua gli angoli. Sono brezze del soffio di vita che accarezzano un seno. L'allegria incontenibile che avvolge la vostra mente. È una parola che come in un moto continuo si ripete, e si ripete, ma non esprime quanto maestoso è il suo significato. La luce dell'esistenza. Il travestimento della morte è il risveglio della vita."

 

 

Solo dopo questi quindici incredibili minuti il film inizia, ma al modo di Marins (che in regia deve pur anche qui aver detto la sua), ovvero proseguendo non secondo una sceneggiatura logica e razionale ma per associazione di idee e spunti. Ecco allora i soliti lampi esagerati che illuminano un cielo nero tenebra, o sonorità agghiaccianti  (per quanto poco orecchiabili); ecco l'improvvisa comparsa di ragni, serpenti, insetti e mostruosità varie a rendere il prefinale visionario e affascinante, con un ritmo visivo scandito non solo dall'ipnotica messa in scena quanto dal pulsare di un cuore che si sovrappone (per immagine e nel suono) all'orologio a pendolo. Pur essendo di difficile comprensione in certi passaggi, troppo facile nel disvelamento conclusivo ed estremamente sintetico nel dare conto dei peccati degli ospiti Lo strano ostello dei piaceri presenta un finale con un bel colpo di scena, e arriva ad anticipare un twist end poi ripreso in anni successivi da molti altri horror. Anzi, spingendoci un po' oltre potremmo persino dire che la metamorfosi di Zé do Caixão/José Mojica Marins non può non ricordare quella che si manifesta successivamente nell'ermetico Inferno (1980) di Dario Argento: titolo con il quale questo psichedelico A estranha hospedaria dos prazeres condivide più punti di contatto...

 

 

Distribuzione italiana 

Tanto di cappello alla Dynit che ha proposto questo (da noi) inedito film nel bel cofanetto n. 2 (di 3), Coffin Joe Collection, serie contenente ben dieci film di Marins. La versione è derivata da un positivo ma la qualità video (nel formato 1.33:1) è decisamente ottima. La traccia audio è in lingua originale  (portoghese) fruibile con sottotitoli in italiano. Notevole il vano extra composto dalle interviste a Branco Mello, Jose Carlo Cotrim, Juan Espeche, Eugenio Puppo e Ozualdo Candeias. E ancora: art gallery, a lezione da Jose Mojica Marins, Zé do Caixão presenta gli LCD, visita all'archivio nazionale di Rio (con curiosità sulla versione censurata di Rituale di un sadico, poi ammorbidita e diventata altra cosa come Il risveglio della bestia). Durata della versione: 1h15m58s.

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