Regia di Crispian Mills vedi scheda film
Contro la sua volontà, obbligato dalla madre, Don arriva al prestigioso college Slaughterhouse. Già il nome promette poco di buono; inoltre i nuovi compagni di scuola e insegnanti non sembrano granchè più confortanti. Ma i veri problemi arrivano dalla ditta di trivellazioni che opera nei dintorni dello Slaughterhouse.
Come il precedente A fantastic fear of everything (2012), che aveva rappresentato l’esordio registico della rockstar Crispian Mills (Kula Shaker, Jeevas), anche questo Slaughterhouse rules mostra un certo andamento zoppo della narrazione, se non addirittura strabico: la prima metà è un college movie in odore di noir, la seconda un vero e proprio horror con tanto di riuscitissimi effetti speciali. E il ritmo nelle due parti non è affatto omogeneo: la prima fase di costruzione procede a rilento, la seconda di pura azione è ben più accelerata. Al di là di questa somiglianza nella struttura del copione (se al debutto lavorava da solo sulla sceneggiatura, qui Mills è aiutato da Henry Fitzherbert) e di un certo innegabile amore per le atmosfere vittoriane che accomuna i due film, d’altronde già largamente espresso nei progetti musicali del regista, Slaughterhouse rules rappresenta senz’altro un evidente passo avanti per il Mills cineasta, sicuro dietro la macchina da presa e assistito da un budget di buon livello e da un cast nel quale accanto a un paio di ‘veterani’ (Michael Sheen e Simon Pegg) compaiono solo giovani volti poco noti quanto ben in parte. La tensione è mantenuta a livelli sufficienti per tutta la parte ‘in crescendo’ della pellicola e qualche trovata qua e là si rivela sicuramente efficace, aiutando il film a superare di slancio la dimensione fumettistica, anche se non mancano i clichè da college movie e, nella parte iniziale del lavoro, si può avvertire pericolosamente vicino il rischio di scadere nella filippica ecologista (evitabili in tal senso i personaggi dei dipendenti sguaiati e senza cuore dell’azienda di trivellazioni). 6/10.
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