Regia di Alessandro Siani vedi scheda film
Da dove esattamente derivi l’astio nei confronti di Alessandro Siani, almeno ad oggi, non mi è dato sapere. Denoto verso i suoi film un pregiudizio che, a mio parere, non gli rende giustizia. Ora, siamo chiari, non stiamo assolutamente parlando di un fenomeno della comicità ma, da qui ad additarlo come incapace direi che ce ne passa.
Confesso che io parto da una posizione di vantaggio nei suoi confronti, nel senso che, a me il suo modo di fare cinema piace. Forse preferisco i suoi film degli esordi, che vantano un approccio più spontaneo e sicuramente meno costruito di quello palesato nelle ultime pellicole ma, qualcosa di buono c’è. Il motivo poi per cui non sembra riuscire a svilupparlo come potrebbe, questo è un altro paio di maniche.
Analizzando soltanto ciò che ci troviamo davanti, l’ultimo film scritto e diretto da Alessandro Siani è un ibrido. Sembra non sapere dove stare o forse è l’ennesima dimostrazione che i film degli ultimi tempi sembrano esigere un depennamento delle etichette, laddove il genere di riferimento sembra essere rimasta una caratteristica dei soli “registi di una volta” o di quelli che sono riusciti a fare del "genere" una firma identificativa.
In questo Il giorno più bello del mondo, troviamo favole e fantascienza che si mescolano alla comicità alla quale viene aggiunto anche un pizzico di dramma, che non guasta mai. Il pubblico in sala reagisce, ride e si diverte, zittendosi nei momenti giusti, questo vuol dire che, quanto meno con i tempi … ci siamo.
Citando apertamente nell’incipit C’era un cinese in coma di Carlo Verdone, Siani parte a rilento, innalza il livello per poi mantenerlo in una situazione di stallo che continua a divertire a tratti. Pur lavorando con un’ampia composizione di cast, a differenza del precedente Si accettano miracoli, qui sembra suddividere meglio le scene tra i protagonisti non lasciano nulla di incompiuto e dando un senso ad ogni gesto e ad ogni oggetto che entra in scena.
La pecca restano quelle freddure che … ahimè non fanno ridere ma su cui lo stesso Siani finisce per ironizzare. Insomma potrà certamente non piacere a tutti ma, eliminando il pregiudizio e guardando il film come se davanti e dietro la macchina da presa ci fosse un qualsiasi altro comico nostrano, io credo che i consensi lieviterebbero perché è indubbio che ciò che si guarda non è da meno di un film di Zalone o simili, con buona pace dei critici italiani.
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