Regia di Marco Bocci vedi scheda film
Affresco amarognolo del quartiere "tor bella Monaca" nella periferia di Roma
Cattivi si nasce o si diventa?" dichiara la frase di lancio di “A Tor Bella Monaca non piove mai”, il film d'esordio di Marco Bocci, tratto dal suo romanzo omonimo e la storia effettivamente si interroga su questo dilemma, proponendoci questo racconto di periferia, di crimine e soprattutto di miseria. Marco Bocci, che ne ha curato anche il soggetto, ci conduce alla scoperta di Tor Bella Monaca, una delle periferie più famose di Roma, un aggregato di disordinati casermoni, strade sporche e abbandonate al degrado e un tessuto sociale e umano disgregato e precario, con individui che si muovono sempre sul filo della legalità, tra piccole e grandi tragedie. Mauro alias Libero De Rienzo, non ha un lavoro, non ha i soldi e la sua ragazza, Samantha lo ha lasciato, preferendogli un dottore, benestante. Romolo alias Andrea Sartoretti è il fratello di Mauro: ex galeotto, ha una famiglia e si sforza di rigare dritto e soprattutto di tenere fuori dai guai l'ingenuo fratello. Guglielmo il padre dei due ragazzi, è alle prese con uno sfacciato inquilino moroso, che oltre a non pagare pigione, gli porta via le suppellettili del locale e con una moglie ammalata e bisognosa di cure costose. Vivono tutti sotto lo stesso tetto, con la nonna anziana. Quando muore, alla famiglia viene a mancare la sua pensione e i soldi che Romolo porta a casa con il duro lavoro in fabbrica non bastano più. Mauro per “svoltare” come si dice a Roma, finisce coinvolto e travolto da un evento più grande di lui, scoprendo a sue spese che , è facile trasformarsi in ciò che non si è, facendo emergere il proprio lato “oscuro”, fino a trasformarsi in un criminale. Marcò Bocci usa una regia brillante, per raccontare una storia comune e amara e purtroppo quanto mai verosimile, in cui sono tutti perdenti e forse nessuno è buono e nessuno è cattivo: il senso e la morale probabilmente è questa. Il prodotto cinematografico è valido, anche se non privo di difetti, a causa di un epilogo forse un po’ troppo frettoloso. Tuttavia, al netto di qualche piccola ingenuità narrativa, il debutto è sostanzialmente positivo e Bocci si conferma essere capace di muoversi sapientemente anche nelle vesti di regista. Il film è un affresco sincero e sentito di una periferia opprimente e spietata, fatta di angoli bui e pericolosi, in cui il regista ha vissuto, che ha conosciuto e a cui appartiene. Inizia come un dramma, assume poi il tono di una commedia nera, finisce in tragedia "C'è un doppio significato" racconta Marco Bocci. "Il titolo viene dal romanzo. Nella prima parte del racconto Mauro, si sentiva in difficoltà, aveva paura, per rassicurarsi cercava intorno a sé la polizia, sperava che fosse vicina. Ma quando aveva paura non la trovava mai. In gergo si avvisa l'arrivo della polizia con la parola piove. E intorno a lui non pioveva mai". Ma poi c'è anche un significato poetico. "È una Tor Bella Monaca dove non piove mai, cioè un posto arido che ha bisogno di pioggia, di acqua per essere nutrito”. Il regista, e autore del libro, ha spiegato che lo spunto della storia nasce da una vicenda personale "La mia situazione familiare era molto simile a quella della famiglia Borri". "Mio padre era un artigiano, e le pensioni per gli artigiani erano minime: spesso lavorano cinquant'anni per comprare il locale, sperando che possa essere la sua pensione. E poi si trovano con inquilini che non pagano l'affitto: è un'ingiustizia inopinabile. Volevo staccare la testa a quell'uomo! E poi ho pensato: ma riuscirei a farlo? Volevo sfogare la mia rabbia. E ho cominciato a sfogarla creando questa storia".
Buona la prova degli attori
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