Regia di Marco Risi vedi scheda film
Il premier Rispoli, un fantoccio nelle mani di Di Maio e Salvini, vola a Budapest sotto Natale per un incontro istituzionale. Con sé porta il tuttofare Bianchini e la deputata Rossi del Pd, con cui Rispoli se la intende. Appena arrivato Rispoli trova un cadavere nella sua stanza d’albergo.
Marco Risi, figlio del grande Dino, è il regista fra gli altri di Soldati – 365 all’alba (1987), Il muro di gomma (1991) e Fortapàsc (2009); cosa possa averlo spinto a spostarsi dal cinema civile a quello incivile dei cinepanettoni è difficile a spiegarsi, quantomeno senza parlare di mera necessità di lavorare. Altra cosa complicata a definirsi e a quantificarsi è l’effettiva, concreta discendenza di questa pellicola dal lavoro teatrale di Ray Cooney Out of order, nei crediti in apertura rimaneggiato sotto forma di sceneggiatura da Enrico Vanzina. La dedica al fratello Carlo appena scomparso, che peraltro ricopre un ruolo di produzione, è doverosa: Natale a 5 stelle potrebbe tranquillamente essere una sua opera – e magari nelle intenzioni di partenza realmente doveva esserlo. Cento minuti circa di gag prevedibili con largo margine e a ritmo sonnolento, nei quali si salvano solo la swingata colonna sonora di Giuliano Taviani e Carmelo Travia (più sostanziosa in termini di vivacizzazione della bolsa narrazione dei presunti colpi di scena sul copione), nonchè qualche attore; in scena compaiono principalmente Massimo Ghini, Martina Stella, Ricky Memphis, l’ungherese Andrea Osvart, Paola Minaccioni, Riccardo Rossi, Biagio Izzo e Massimo Ciavarro, con un cameo di Rocco Siffredi. A proposito di Rocco: incontrandolo, il premier italiano dice alla delegazione ufficiale del Governo ungherese: “Ecco un italiano che tiene alta la nostra bandiera nel mondo”; un’ungherese aggiunge con sguardo ammiccante “E dritta”; ecco: il livello della comicità del film è esattamente questo. Ma ciò che maggiormente delude è che l’idea di partenza – raccontare in satira la terribile, mostruosa contemporaneità politica del Belpaese – peraltro facendo qua e là anche nomi e cognomi dei maggiori rappresentanti dei partiti in Parlamento, sia solo un pretesto flebile per arrivare alla solita farsetta caciarona con personaggi totalmente privi di psicologia, dialoghi buttati via e uno svolgimento telefonato da capo a coda. Amen. 2/10.
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