Regia di Steven Judd vedi scheda film
Grande fratello in versione splatter: un circolo di annoiati benestanti si diverte a scommettere su chi avrà la meglio per sopravvivere in una arena insanguinata. I "gladiatori" lottano con una telecamera impiantata nella fronte. Estensione (mal realizzata) del soggetto già affrontato in Hostel 2.
Dopo essere stati drogati, un gruppo di giovani si ritrova prigioniero in un tetro edificio. Sulla fronte, ciascuno ha "impiantata" una GoPro. Quando, nel tentativo di rimuovere la camera, un acido corrosivo scarnifica il volto di uno di loro, i restanti capiscono che le condizioni introdotte da una speaker sono tremendamente realistiche: dodici ore di tempo, una chiave da trovare, una porta per uscire... e un unico sopravvissuto.
Delirante, impossibile, pressoché incredibile. Alla base di questo ennesimo torture porn sta Hostel 2 più ancora che Saw, con la sua logica ludica e spietata che vede agire -dietro le quinte- un gruppo di sadici giocatori, tutto per poi puntare sulla sequenza dei decessi. La povertà di scrittura, che rinuncia a qualunque approfondimento di contenuto, emerge nei dialoghi da fumetto e nelle psicologie, nemmeno abbozzate, dei personaggi.
Poiché il "gioco" si chiude dopo poco più di un'ora era lecito attendersi un finale quantomeno a sorpresa, ovvero il vincitore che persegue lecita vendetta. Niente di tutto questo, con i venti minuti finali più inutili che si siano mai succeduti in un horror. Resta, per chi si accontenta, qualche trovata di regia con uso di split screen, una discreta colonna sonora e qualche (un paio, non di più) effettaccio splatter. Chi vuole cercare di trovare un "doppio senso" al terzo occhio fissato sulla fronte dei giocatori deve sforzarsi enormemente: perché qui la sensazione è che dietro all'apparenza non ci stia proprio nulla.
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