Regia di Oriol Paulo vedi scheda film
Gli spagnoli sono attratti dalle storie piene di colpi di scena e drammi sentimentali, che prendono direzioni imprevedibili fino a sfociare in dimensioni temporali parallele. D'altronde la Spagna è la terra del surrealismo. Questo film, in particolare, si sviluppa come una progressiva presa di coscienza che è, insieme, collettiva ed individuale. La realtà non è ciò che sembra. Penso che questa predilezione per il thriller fantastico su base realistica, abbia a che fare col lungo periodo della dittatura spagnola (di cui si parla esplicitamente in altri film di fantasmi, come in quelli di Guillermo del Toro), rivissuto come una sospensione dalla realtà causata da forze trascendenti, di cui la tormenta è simbolica. Non a caso la narrazione ruota intorno ad un evento storico come il crollo del muro di Berlino. Occorreva una data storica simbolica e universalmente riconoscibile che fosse anche correlabile alla diffusione delle videocamere portatili. Il passato è rappresentato come una rete di illusioni, di crimini occultati, quindi un incubo da cui, alla fine, ci si risveglia rinnovati e liberati anche dal punto di vista sessuale. Naturalmente l'emancipazione femminile è il simbolo della liberazione da un regime repressivo. Il fatto che gli intrecci narrativi siano così barocchi e poco razionali nei loro nessi causali, anche se mi risulta leggermente sgradevole, lo attribuisco sempre a quel senso di liberazione precedentemente accennato. Ecco perché, alla fine, l'interesse non viene rovinato. Comunque, per quanto di buona fattura è sempre un prodotto dello show business, oltre cui c'è ben poco.
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