Regia di Oriol Paulo vedi scheda film
Ennesimo pastrocchio spagnolo nella nutrita filmografia dei “thriller de nosotros”, ormai genere a sè: confusi riassemblaggi di schemi narrativi americani (che a volte paiono frutto di un generatore automatico di storie) e fagocitante castiglianizzazione del tutto. Ogni tanto il meccanismo funziona, e vengon fuori piacevoli sorprese come “La isla minima”, ma il più delle volte il risultato è un arruffamento di cliché e banalità, in cui l’unica novità è rappresentata dal patetico processo castiglianizzante. D’altronde in Spagna “calcio” si scrive “fútbol”. “Durante la tormenta” finisce nel gruppone del più delle volte. L’incipit alla “Rear Window” è già preoccupante (pure Hitchcock nel calderone no, eh!), ma, con sollievo, o forse no, la svolta nel remake di “Frequency” è immediata. Salvo poi scoprire che il vero obiettivo è “Back to the Future”: Nico Lasarte, ragazzino spagnolo degli anni ‘80, apparente co-protagonista, suona la chitarra, indossa un piumino senza maniche ed usa lo skateboard (il buon gusto di non chiamarlo Martino La Mosca però l’hanno avuto) e, udite, udite, l’orologio sulla torre della sua scuola viene colpito da un fulmine e si ferma (oh yes). Ma niente, è una finta anche questa: gli incriccati snodi narrativi portano la vicenda a perdersi in un coacervo di incongruenze, in un randomico mix di stereotipi sul racconto (para)psicologico, sulle realtà alternative, sul se-io-non-sono-io-allora-chi-sono, pasticciando con una sconcertante, disinvolta disonestà di fondo (esemplare che Chino Darin interpreti un personaggio che dovrebbe avere dieci anni di più di quelli che invece dimostra, solo per sviarci dall’ovvia, banale soluzione).
La madre dei thriller spagnoli è sempre incinta.
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