Regia di Richard Shepard vedi scheda film
Un lavoro sostenuto da ottime maestranze tecniche e con un budget che si nota essere importante. Eccellenze sprecate, nell'insieme, da una sceneggiatura che dal secondo tempo in poi prosegue malamente in maniera delirante e inverosimile.
La promettente violoncellista Charlotte (Allison Williams) decide di abbandonare la carriera per seguire la madre, colpita da un ictus. Dieci anni dopo, rimasta sola dopo la morte del genitore, raggiunge il maestro d'accademia Anton (Steven Weber) a Shanghai dove fa conoscenza della celebre e affermata Elisabeth (Logan Browning), musicista formatasi nella stessa scuola di Charlotte. Tra le due ragazze si crea un'immediata empatia che sfocia addirittura in un rapporto sessuale. Quando Elizabeth organizza di trascorre due settimane visitando la Cina, Charlotte, utilizzando gli psicofarmaci destinati alla madre, induce l'amante in uno stato delirante sino ad arrivare al punto di spingerla a tagliarsi una mano. Non è per gelosia, né invidia se Charlotte è arrivata a tanto. Entrambe le ragazze, infatti, per raggiungere la perfezione artistica hanno subito abusi sessuali in giovane età, costrette ad umilianti punizioni inflitte da Anton.
Suddiviso in quattro tempi (missione, deviazione, casa e duetto), The (im)perfection non trova mai un baricentro credibile, e nemmeno geografico. Un po' ambientato a Shanghai, un po' a Boston e un pizzico a Minneapolis, come se non riuscire a trovare una collocazione spaziale fosse il riflesso di una evidente carenza di idee. Richard Shepard, nonostante in prevalenza regista di film e serie destinate alla televisione, sa fare bene il suo lavoro come dimostrano i due interessanti "rewind" cronologici, aventi funzione di spiegare dettagli che lo spettatore più attento ha comunque compreso bene con largo anticipo.
Il problema di film come The perfection -fresca uscita internazionale su Netflix, con doppiaggio Italiano- non è dato da carenze economiche o maestranze di scarso livello. È girato molto bene, con una bella fotografia, bravi attori (a cominciare da Allison Williams) e location lussuose. Il problema è dato da una sceneggiatura che divide in due il film, dove ad una prima parte avvincente e ben costruita fa seguito un secondo tempo che scade più volte nel comico involontario per non dire nel trash.
Nonostante le intenzioni di disgustare, il duetto finale riesce a finire in burletta. E parliamo di una scena con un tronco umano a fare da spettatore e due mutilate a suonare il violino, che qui son riusciti a rendere comica. È solo una, tra le tante, situazioni improponibili, che fanno seguito a psicologie dei personaggi a dir poco fumettistiche. Il momento di improvvisata e inattesa rivelazione sugli atteggiamenti di Adam (orco cattivo e pedofilo) sta nel film come neve al sole, facendo crollare -mentre si scioglie- letteralmente la pazienza dello spettatore. Di buono c'è che si ferma a novanta minuti di tempo, diversamente dalle altre proposte Netflix che sfiorano le due ore.
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