Regia di Alain Payet vedi scheda film
Uno stravagante esemplare francese del tipo "eros svastika" derivato dal filone susseguente Ilsa la belva delle SS, con una maggiore inclinazione sul versante erotico rispetto qualunque altro genere.
In una località non meglio definita, vige la ferrea (anti)legge della dittatura: per sedare gli animi rivoluzionari la sadica Elsa (Malisa Longo) suggerisce il pugno di ferro contro i ribelli. Ma l'arrivismo dell'aguzzina è malvisto dai consiglieri del "dittatore" Steiner, il quale confina la donna a dirigire una sorta di lager femminile, improvvisato nel castello di Spilberg. Mentre la maggior parte delle detenute è costretta a lavori più o meno forzati (buona parte impiegate come taglialegna!), la figlia del ribelle Vogel, Elisabetta (Patrizia Gori), attira le morbose attenzioni di Elsa la quale, su consiglio di un infiltrato, si lascia irretire mentre tra le detenute va creandosi il progetto di una fuga da realizzarsi sfruttando la debolezza del maniaco sessuale Doc (Jacques Marbeuf), sempre alla ricerca di prigioniere da violentare...
"Com'è la situazione?", domanda il generale Steiner ad un buffo burocrate di regime, ottenendo questa illuminante risposta: "Passabile, signor Presidente. Dopo le ultime esecuzioni pubbliche, non vi è più qui una seria opposizione. Il numero degli arrestati è da allora in ribasso: soltanto 85 questo mese, contro i 134 del mese scorso...".
Questo è il tenore narrativo di un mediocre clone francese del discutibile genere italiano noto come Eros Svastika o Nazi Erotico.
Helga, she wolf of Spilberg, The she wolf of Spilberg, Helga, a loba de Stilberg, Helga the leather mistress, Helga - heksen fra Silberg, Bloody camp, Girl slaves sono solo alcuni dei titoli alternativi attribuiti alla pellicola diretta da tale Alain Garnier (in realtà il regista hardcore Alain Payet). Nella versione italiana il nome della protagonista si tramuta da Helga a Elsa, per sfruttare alcuni celebri z-movie diretti da Don Edmonds con principale interprete la pettoruta Dyanne Thorne (capostipite: Ilsa, la belva delle SS).
La calda bestia di Spilberg (1984): Malisa Longo
A differenza dei più truci titoli della serie su Ilsa, e dei popolari modelli italiani (La bestia in calore, per esempio, anch'esso evocato dalla titolazione presa in esame per questa pellicola), qui la dominante è puramente erotica, e per la precisione lesbica, come lasciano intendere i titoli di testa mentre annunciano che la produzione è targata "Le film du saphir". Quindi non sono presenti scene di violenza gratuita, né tantomeno svastiche poiché gli abiti di regime si riducono a quattro stracci con una fascia al braccio ed un simbolo inventato che rimanda, lontanamente, al nazismo. Ma potrebbe trattarsi anche di dittatura rossa, dato il look barbuto alla Fidel Castro del Presidente. E va detto per inciso che la Longo, già ingaggiata da Tinto Brass in Salon Kitty un paio di anni prima, funziona benissimo qui in abiti succinti con pantaloni in pelle e frustino pronto a scattare a destra e sinistra per colpire corpi di donne (nude o vestite poco importa), tra i quali fa pure la sua bella figura quello di Patrizia Gori, attrice a cui è riservata parte molto consistente nella pellicola.
Alla fine, però, contraddistingue il set improvvisato la totale assenza di budget, riscontrabile nei mezzi di regime che si muovono dentro boschi deforestati: una specie di quadriciclo con cannoncino in miniatura, una Jeep maculata utilizzata per trasportare le detenute, un'auto d'epoca e un cavallo. A immagini di repertorio finali (esplosioni e incendi vari nonché la fortuita ripresa di un elicottero in volo sul castello) si aggiunge una chiusa accellerata, con l'intervento dei ribelli ed un frame finale che vuole essere drammatico, mentre tutto il film oscilla tra comicità involontaria e assenza di contenuto. Aggiungiamo un particolare non trascurabile: non solo il regista ha un trascorso nelle "luci rosse", ma la presenza di attori e attrici simbolo del porno francese (France Lomay, Danielle Troger, Dominique Aveline, Alban Ceray e Richard Allan ad esempio) giustificano l'esistenza di una seconda "versione", a carattere hard, circolata in patria con il titolo di Marion la perverse [1].
La calda bestia di Spilberg (1984): Malisa Longo
Buffo destino, al riguardo, quello di Jacques Marbeuf (qui profittatore di grazie femminili) attore tradizionale prestato in taluni contesti al porno che apparirà, qualche anno più tardi, in Transaction 2 in un simile ruolo, ma con al centro delle sue attenzioni il transessuale Emmanuel (aka alternativo del film)...
Circolato nelle sale italiane nel 1978, con l'improvvisa comparsa nel titolo di Spilberg (anziché Stilberg dei vari aka), il film è stato distribuito in edizione home video solo nel 2012 grazie alla Mosaico che lo ha proposto in una versione tutto sommato gradevole, nel formato 1.78:1. Alla discreta qualità video non corrisponde però la traccia audio italiana, anche se non risulta particolarmente compromessa da alcuni rumori di fondo. Trattasi di edizione limitata a 999 copie, delle quali la n. 133 è quella che qui si è presa in visione.
NOTA
[1] "La versione originale dura 93 minuti, anche se la maggior parte delle copie circolanti, a causa dei tagli, arriva a soli 86 minuti. Un'edizione DVD francese ripristina le scene eliminate, arrivando alla durata di 108 minuti. La versione hardcore "Marion la perverse" (73 minuti) è stata girata back to back nella stessa location, senza titoli di testa o di chiusura, e senza dialoghi, sostituiti da una voce fuori campo maschile che racconta una storia (piuttosto diversa). Mostra più interni del palazzo e presenta alcuni membri del cast in ruoli diversi e attori aggiuntivi, che eseguono scene di sesso."
(Fonte: imdb)
La calda bestia di Spilberg (1984): Malisa Longo, Patrizia Gori
Titolo davvero trascurabile ai più, ma da tenere in considerazione se amanti del cinema povero e improvvisato, spesso portato a compimento facendo salti mortali da parte del cast tecnico, mal distribuito e caratterizzato dalla presenza di attrici, e attori, di certo interesse.
La calda bestia di Spilberg (1984): Patrizia Gori
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