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La veritàààà

Regia di Cesare Zavattini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La veritàààà

di hallorann
6 stelle

La mente del Neorealismo De Sichiano Cesare Zavattini, padre e ispiratore di tanti soggetti e registi, nel 1982 alla tenera età di ottant’anni esordì alla regia con “La Veritàààà”. Un non film in cui lo sceneggiatore emiliano interpreta in prima persona Antonio internato in un manicomio perché “afflitto da tare psichiche ma con qualche lampo moralmente costruttivo”, il quale invita l’Uomo a uscire (homo veni foras) dal proprio guscio e a urlare la verità. Di fronte alla foto di un bambino affamato ci meravigliamo perché siamo complici e dovremmo invece impallidire. Antonio non si accontenta più di filosofare tra degenti, infermieri e medici, vuole allargare il suo uditorio ed ecco che esce benevolmente scortato da sanità e polizia per arringare le folle. Esordisce con un: “Italiani teste di cazzo!”, lui compreso, “corrotti dalle circostanze”…bisogna recuperare il pensiero alle origini…”pensare è faticoso e la guerra è il risultato di tutte le nostre pigrizie”, mentre “Pensare è già la Pace”. Egli esorta i suoi spettatori a liberarsi delle parole andate a male per riformularne delle nuove che diano adito a nuove azioni. Nella televisione Verità che gli viene affidata dà a tutti il microfono per dare libero sfogo al pensiero, pure a scopare liberamente. Al grembo di una futura madre dice: “Fanciullo tu vieni in un mondo mistificato…”. Provoca dicendo di aver inventato una bomba merda che umilia un intero continente senza fare morti. “Forse sono solo un pessimista rompicoglioni o un moralista?”. Porta il suo pensiero e messaggio anche al Papa nei giardini del Vaticano…Alla fine lo Zavattini vero si sveste del camice bianco, rimette gli occhiali e il basco e a occhio di telecamera auspica che la pace si possa insegnare fin dal feto, altrimenti non ce ne sarà mai! “La Veritàààà” è un esperimento più vicino al teatro filmato che alla macchina cinema, ha lo spirito caustico e bonario del neorealismo fantastico di “Miracolo a Milano”. Non va giudicato per la tecnica e la verosimiglianza (di cui non gliene importa niente), piuttosto per il Pensiero, l’Affabulazione, il Messaggio Pacifista esternato con punte di eccesso ma con estrema sincerità, anzi veritàààà!

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