Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Come trasposizione cinematografica del romanzo ottocentesco di Nathaniel Hawthorne, questo La lettera scarlatta del giovane Wenders è piuttosto fedele ed aderente al testo originale. Il regista tedesco stava muovendo i suoi primi passi nel cinema e questo, escludendo una folta serie di cortometraggi e produzioni televisive, può essere considerato il suo terzo lavoro; peraltro qui è anche sceneggiatore, insieme a Bernardo Fernandez. Spiccano fra gli interpreti Senta Berger e Lou Castel, spesso impiegati anche nel nostro cinema, la prima austriaca e il secondo di origine colombiana: azzeccati nei due ruoli centrali della vicenda, con il terzo lato del triangolo (il marito tradito) affidato all'altrettanto bravo Hans Christian Blech. Fotografia a colori vivace di Robby Muller, frequentemente collaboratore di Wenders nella prima parte della sua carriera, poi lavorerà anche per Von Trier, Jarmusch, Friedkin e nel Piccolo diavolo di Benigni. La lettera scarlatta è una storia che affronta due temi classicamente contrapposti come l'amore/la passione ed il senso di colpa, con un atteggiamento profondamente 'romantico' che non può risolversi se non nella morte. E sarà una morte fisica per il giovane pastore, mentre quella della adultera sarà piuttosto una morte 'metafisica', determinata dalla fuga improvvisa che certamente sarà destinata a far perdere per sempre le tracce della donna e della bambina. Lavoro asciutto (85 minuti di durata) e rispettoso del romanzo da cui parte: da apprezzare. 6,5/10.
Seicento, in un paesino americano una donna - il cui marito è assente da lungo tempo - dà alla luce una bambina. Viene marchiata con la A di adultera, ma nessuno sa chi sia il padre della piccola. La bambina cresce e dopo qualche anno torna in paese il marito della donna, che si spaccia per medico per poter meglio indagare sulla questione. Scoprirà che il padre è il giovane pastore della comunità, sopraffatto ormai dai sensi di colpa...
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