Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Chissà perché i produttori ispano-tedeschi incaricarono proprio il giovane Wim Wenders, allora autore di un solo film professionale, peraltro poco commerciale come “Prima del calcio di rigore”, di mettere in scena una riduzione di uno dei più importanti romanzi americani dell’Ottocento. Per di più, il regista tedesco fu costretto a girare in Spagna, con una troupe quasi esclusivamente ispanica (almeno nei ruoli di contorno) e con l’imposizione di una diva del cinema di cassetta come Senta Berger, che proprio in quegli anni faceva roba del calibro di “Quando le donne avevano la coda” e dei suoi degni seguiti. Ne esce fuori uno dei film meno personali di Wenders, (si pensi che i suoi lavori successivi furono quelli che costituiscono la fondamentale “trilogia del viaggio”). E tuttavia questa “Lettera scarlatta” è uno spettacolo tutto sommato accettabile e dignitoso, che ripete, con buona approssimazione, il messaggio hawthorniano sul peccato, sulla necessità dell’espiazione della colpa, ma anche sull’ipocrisia delle prime colonie puritane che gli europei stabilirono sulle coste nordamericane.
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