Regia di Daniele Barraco vedi scheda film
"Ho solo ripreso a fumare." [cit.]
Con “Vero dal Vivo” ho raggiunto la mia, personale quota limite per quanto riguarda gli ascolti-per-vita consentiti di “Anema e Core”: finché campo (e, pure per un poco, dopo) sono a posto (adorabili moglie e marito, sia chiaro, pure quando lui soppesa, valuta e confronta geloso l'importanza del catarro nell'economia della performance canora di coppia di serata).
In compenso, però, ho iniziato a fumare.
Profluvio di steady-cam e droni senza guinzaglio, usati maluccio tranne nel finale, che si apre al rock, finalmente (e ad ottimi primi piani pasoliniani piuttosto che da psicotecnica stanislavskijana e actorsstudio strasberghiano), in parvenza di zona demmeiana ("Per le Strade di Roma" - versione broccolina -, dall'ultimo - ad oggi - dei Grandi Album del Principe, "Calypsos", del 2006).
(Avete mai considerato il fatto che "Born in the U.S.A." sia la "Viva l'Italia / Generale" ammeregana? Male!)
L'avrei distrutto con la fantasia, l'avrei stracciato con la fantasia, ma un film con protagonista De Gregori non può ricevere meno della sufficienza, e questa è un'altra quota limite.
* * ¾ (***)
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