Regia di Charles Chaplin vedi scheda film
Charlot evade, sottrae le vesti talari a un sacerdote e arriva per caso proprio nella cittadina dove quest’ultimo era atteso: qui ritrova un ex compagno di cella che cerca di approfittare della situazione, rubando denaro alla famiglia di parrocchiani che ospita il falso sacerdote. Lui recupera la refurtiva e la restituisce, ma lo sceriffo lo arresta per l’evasione; poi però lo lascia scappare in Messico, dove viene coinvolto in uno scontro a fuoco e si allontana saltellando a cavallo del confine. Ultimo film di Chaplin prodotto dalla First National e ultimo suo corto, sicuramente uno dei più ambiziosi a partire dalla lunghezza (40’). È tutto giocato sui continui rovesciamenti di situazione, a partire dalla sequenza in cui una coppia clandestina cerca un sacerdote per sposarsi all’insaputa del padre di lei (all’inizio Charlot fugge per timore di essere stato scoperto, poi è il giovane a fuggire quando arriva il suocero): il fatto è che Charlot sa di doversi fingere un altro per essere accettato dalla comunità, ma al tempo stesso il suo travestimento lo mette in condizione di essere ricattato. Il sermone su David e Golia, privo di didascalie ma ben comprensibile dai gesti, sintetizza il senso dell’intero cinema di Chaplin; e il finale emblematico mostra fisicamente come il personaggio di Charlot (che, si noti, si trovava in prigione per motivi che restano sconosciuti, come se si trattasse di una condizione esistenziale) si muova sempre sul discrimine fra legalità e illegalità.
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