Regia di Barbara Sarasola-Day vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Un rapporto padre e figlia mai consumato, anzi disconosciuto, rinnegato, dimenticato; poi una drammatica situazione apparentemente senza uscita che coinvolge ed incastra la figlia, induce a favorire l'incontro tardivo tra i due, e la maturazione di una storia filiale/genitoriale oltre ogni plausibile tempo massimo; frutto di una inevitabile collaborazione dovuta a sconvolgenti questioni incombenti da risolvere per restare vivi ed incolumi.
La giovane e bellissima Martina ha accettato di aiutare il fidanzato a trasportare, contenute nel proprio ventre, una grande quantità di contwnitori di gomma pieni di droga, per passarla dalla Bolivia all'Argentina e immetterla sul mercato.
Ma qualcosa è andato storto perché il ragazzo, che accusa forti dolori al ventre, muore appena trasportato in hotel. A questo punto la ragazza, disperata, si ritrova sola, impegnata ad affrontare l'ira degli spacciatori che pretendono non solo la sua parte, ma pure quella del defunto.
Disperata, Martina non vedrà altra strada che quella di mettersi in contatto col padre naturale, noto ed affermato medico che non la ha mai volutacriconoscere per garantirsi un quieto vivere con la famiglia ufficiale.
Nascerà, nella drammaticità della situazione, una collaborazione che nasce forzata, fino a trasformarsi in una scelta deliberata e confibisa, in grado di costruire un pontd che collega due strati sociali, due modi di vivere, ma un'unica vera famiglia di sangue.
Opera prima della regista argentina Barbara-Day, Sangre blanca colpisce per l'inquietudine da thriller con cui la cineasta riesce a condurre la sua storia tutta intimismo e sfumature, diario di (ri)costruzione di un rapporto mai nato, e sviluppato nella fretta, nell'ansia di portare a termine un lavoro immondo che prevede lo scempio di un cadavere, in un buco di mondo incastonsto in uno dei contesti tra i più drammatici e violenti immaginabili nel globo.
Alla riuscita della pellicola, oltre al realismo potente di locations e scenografie che paiono perfettamente cierenti col contesto drammatico di una clandestinità ed imbarbarimento senza soluzione, vanno sicuramente annoverati come elementi essenziali i due validi protagonisti, padre e figlia che iniziano a scoprirsi in età tardiva e fuori di ogni ragionevole limite.
I due sono la splendida Eva De Dominici, occhi da cerbiatta su viso perfetto, e Alejandro Awada, padre per forza con forti ma repressi sensi di colpa. Un buon film, una bella sorpresa per iniziare un festival.
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