Regia di Jeferson De vedi scheda film
Il primo impatto visivo con Correndo Atras è piuttosto positivo. I titoli di testa che anticipano la pellicola risultano essere alquanto attraenti. Richiamano i colori del Brasile, il loro calore e proiettano lo spettatore in una realtà folkloristica che si diffonde poi per l’intera durata della pellicola.
Anche se possiede tutti i tratti di un’anonima commedia di Serie B, la pellicola di De sembra contenere elementi di attrazione che lo elevano di qualche gradino al di sopra degli altri film di categoria. Possiede quel “qualcosa in più” che lo differenziano anche in relazione all’impatto che crea sullo spettatore.
Dialoghi elementari ma serrati. Battute lapidarie che arrivano al punto; tanto quanto la recitazione di Ailton Graca che quasi spiazza per quanto sia naturalmente empatica. Resta da dire che, ad un certo punto però, tutto diventa talmente scontato che l’attenzione discende e annulla l’interesse. Non fosse per il calore delle ambientazioni, enfatizzato allo stremo, che genera quell’amorevole sensazione di familiarità, l’istinto sarebbe di abbandonare la sala.
Inoltre la resistenza è in parte merito anche di quell’assonanza inevitabile con il nostrano L’allenatore nel pallone. Sono svariati gli elementi che finiscono per associarlo al cult degli anni ’80 o forse ci piace semplicemente pensare che Jeferson De abbia voluto, in qualche modo, omaggiare il nostro cinema.
Una pellicola che si pone come obiettivo quello di intrattenere senza entusiasmare, riuscendoci almeno in parte. Anche se, al termine della visione, non ci si può non chiedere effettivamente sulla base di quali elementi si decida di proporre la candidatura, al concorso principale come quello della 13 Festa del cinema di Roma di un film comunque privo di elementi che possano valorizzarne almeno un qualche aspetto.
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