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Bayoneta

Regia di Kyzza Terrazas vedi scheda film

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La recensione su Bayoneta

di Gangs 87
6 stelle

Il cervo compare, alla fermata degli autobus. Poi scompare per riapparire alla fine, morente. Ed è tutta lì, in quelle sequenze, la profondità del film di Kyzza Terrazas. Attraverso la simbologia legata all’animale, il regista sembra in effetti dirci molto di più di quanto non riesca a fare con le parole e con le immagini.

 

La storia di MiguelBayonetaGalindez, ex pugile messicano, non è la solita redenzione; e l’assonanza con il cervo, non è casuale. L’animale che rappresenta il rinnovo della vita (le sue corna cadono e rinascono annualmente, in primavera, con una ramificazione in più), che pur con eleganza, resta legato al suo essere primitivo, e fa dell’istinto il suo punto di forza, per sopravvivere; tutte caratteristiche che il protagonista sembra possedere o sviluppare durante la sua evoluzione filmica.

 

Anche l’ambientazione nordica non è casuale. Il freddo buio finlandese, che solo in un paio di scene viene sovrastato dal caldo calore messicano, è l’habitat più consono per collocare la storia di Bayoneta; come un esilio forzato, necessario all’anima assopita, desiderosa di tornare a pulsare.

 

Le deduzioni di cui sopra però,  non sono scontate e bisogna conoscere quantomeno un po’ di simbologia per arrivare alle dovute conclusioni. Considerando che non si hanno a disposizione altri elementi che possano portare alla degna interpretazione della pellicola, che rischia di essere solo guardata, essendo complicato osservarla.

 

A supportarla non c’è altro se non l’intenzione. Il regista sembra avere chiaro il messaggio che vuole diffondere ma non sembra possedere la capacità di esprimerlo. Non si serve di una colonna sonora degna di essere chiamata tale e utilizza dei dialoghi scarni e alquanto privi di originalità a supporto di una sceneggiatura che dimostra di avere non poche potenzialità.

 

Luis Gerardo Méndez attraverso l’espressività del volto riesce ad esprimere anche quello che non viene detto e permette allo spettatore di entrare in empatia con il personaggio; conquista la compassione necessaria per comprendere i motivi della sua caduta agli inferi e soprattutto garantisce l’alibi al suo rifiuto di riscatto.

 

La pellicola di Terrazas non incanta ma a tratti sorprende, per il suo modo di indurre alla riflessione. Non è rivolto a tutti ma è destinato a coloro che hanno la capacità di raccogliere gli indizi e di svilupparli, affinché si riesca a dare un senso anche a ciò che non si riesce a percepire palesemente.

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