Regia di Ezra Tsegaye vedi scheda film
Un porno horror senza sesso, che non fa paura. Esordio in regia di un buontempone che, prendendosi in giro da solo, si diverte a fare altrettanto con il pubblico girando una parodia a bassissimo budget. Il giochetto colpisce nel segno, attirandosi le simpatie dei giudici di qualche festival specializzato.
I fratelli Jensen, con la loro fallimentare casa di produzione Botchco film, decidono di girare (con una macchina fotografica, nemmeno Reflex!) un porno a sfondo horror ingaggiando alcune prostitute ed una celebre attrice hard di nome Sasha Blue (Barbara Prakopenka). Per risparmiare sul budget finiscono per girare in uno stabile abbandonato, mentre affittano una camera d'hotel per la star Sasha. Sfortuna vuole che, a seguito di un convegno di parapsicologia tenuto nel 1976, proprio in quella stanza era stato tentato un esorcismo, malfinito con il decesso di quattro persone. E con il demone che si è rintanato in un quadro, lì restando per oltre 35 anni. Aspettava, per uscirne fuori, la perversa Sasha, che infatti manifesta fin da subito i sintomi di una possessione. Dopo che la porno attrice -durante il primo ciak- ha strappato un labbro alla partner, i due registi si danno alla fuga per evitare le ritorsioni del magnaccia Laderkalle (Thomas Schmuckert) e finendo per riportare Sasha nella stanza maledetta dell'hotel. In loro soccorso giunge un esperto di paranormale, testimone degli eventi accaduti in passato.
Un burlone di nome Ezra Tsegaye, in Germania, riesce a coronare il desiderio di debuttare in regia, dopo aver girato svariati cortometraggi. Perchè burlone? Perchè con 50.000 euro riesce a beffare critica e pubblico realizzando, sotto falsa veste da film horror, una parodia del genere. Parodia che, a suo modo, funziona anche. Diverte, questo Skin creepers, grazie alla presenza di sfavillanti effetti in computer grafica e alle folli ambientazioni (il magnaccia Laderkalle alla fine si trova all'Inferno, ovvero circondato da sfondo rosso con grida dei dannati in sottofondo).
Pure se sono presenti un paio di scene che potrebbero turbare i più indisposti all'horror, resta un film girato per gioco, da un regista che si (e ci) prende in giro, consapevole di realizzare una gran scemata. Che vale per quel che è, nonostante la cieca e poco obiettiva accoglienza critica che ha ricevuto.
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