Regia di John Irvin vedi scheda film
L'erculeo giustiziere Schwarzy si infiltra nella mafia di Chicago che l'ha fatta grossa al suo mentore, poi entra in modalità "Terminator" e le riserva il "Trattamento duro" del titolo originale. Azione,ingenuità ed esagerazioni a non finire, qualche buona battuta e la scena culto della mattanza nella cava al ritmo degli Stones. Voto 6+
Più che un action puro, un poliziesco che, adattandosi all'invincibile protagonista, straborda nell'action con parossismi a tratti divertenti. La trama, assai prevedibile, contiene l'intrigante spunto della tentazione per il protagonista di vivere sul serio un'altra vita, con soldi facili e un nuovo amore; gli sceneggiatori scelgono di non svilupparlo, risparmiando tali rovelli all'integerrimo Kaminski/Schwarzy, impegnandolo invece a tempo pieno nel classico campionario dell'ammazzasette hollywoodiano : esplosioni, inseguimenti, scazzottate, ammazzamenti (tanti ammazzamenti) e gustose battutine spezza-tensione. Il film si spara quasi tutte le cartucce (letteralmente) nella parte finale, dopo una enfatica e solenne "vestizione dell'eroe", intento ad approvvigionarsi con due borsoni stracolmi di tanti fucili, mitraglioni da guerra e munizioni da giustificare metà del fatturato annuale della American Rifle Association, e ad assumere un look simil-Terminator che chiarisce al pubblico, se c'era ancora qualche dubbio, le sue intenzioni "umanitarie". Il personaggio di Schwarzenegger convince sempre, con sprazzi comici tra una crivellata e l'altra, e l'idillio con la bellissima ex-pupa del cattivo (Kathryn Harrold) funziona, così come le interpretazioni di Robert Davi, nel ruolo del patibolare killer-Keller, e di Ed Lauter, il duro (e puro) detective Baker. Non del tutto riuscito, non certo divertente come il precedente "Commando", rispetto al quale appare quasi un prodotto misurato e "minimalista" (cosa è mai affrontare da solo uno, anzi due, clan mafiosi a fronte dell'esercito sbaragliato in solitaria nel film dell'anno precedente?); accelera negli ultimi 20 minuti, in cui il nerboruto eroe entra nella dimensione mimetica del cyborg invulnerabile e si scatena in un pazzesco assalto alla cava/covo dei cattivi preceduto dall'inserimento di "Satisfaction" nel mangianastri per gasarsi; il finale è zuccheroso e ruffiano ma davvero azzeccato. "Codice Magnum", in cui l'unica arma da fuoco che non viene usata è forse proprio una 44 Magnum (i titoli italiani sono spesso dei misteri insondabili), è un intrattenimento grossolano ma onesto, che in definitiva non riserva affatto al pubblico un "trattamento duro".
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