Regia di Eros Puglielli vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - ALICE NELLA CITTA'
Il lato sconcertante, inquietante a tal punto da parere paradossale, che si annida dietro alla più scontata quotidianità, rendendola molto meno banale e decisamente più mostruosa di quello che appare.
Secondo questa teoria, Eros Puglielli - personalmente perso di vista da tempo, ormai da decenni, dai tempi del suo incalzante sadico noir "Occhi di cristallo" ed il suo precedente, più ambizioso (ma meno riuscito) "Tutta la conoscenza del mondo" - prova a dimostrarci come cinque storie apparentemente separate una dall'altra, di concreto siano legate da un filo rosso che ha come comune denominatore la follia che si annida e convive addentro alla piatta, scontata quotidianità.
Seguiamo le sporche abitudini segrete di un avvocato, di cui solo la zelante ma accorta segretaria conosce l'intimità sconvolgente del proprio vizio, cercando (inutilmente) di evitare che innocenti ne facciamo le spese: vedere per credere.
Una coppia giovane in difficoltà economiche, ci racconta la duplice avventura di entrambi i membri, forsennatamente impegnati nel cercare di trovare una sistemazione per arrivare al fine mese: la bella moglie si propone come babysitter presso una famiglia borghese, che tuttavia scopre afflitta da un incredibile forma di insanabile follia; il consorte torna al paesello per cercare di ottenere un prestito dall'amico di vecchia data, in modo da salvare l'azienda: nessuno problema ad ottenerlo, salvo esaudire un piccolo, pressante, morboso desiderio del terrificante amico d'infanzia.
Un brillante cuoco, si iscrive per espresso desiderio di migliorarsi, ad un prestigioso corso di specializzazione culinaria, sopportando a mala pena le vessazioni da parte di un collega divenuto divo televisivo. Troverà il metodo per cancellarlo dalla sua vita, ma non senza evitare di pagarne amaramente le conseguenze. A collegare queste sconcertanti piccole storie di cronaca bizzarra e bieca, il film si apre e chiude con le vicissitudini di un saggio psicologo divenuto famoso per essere ospite fisso di un programma radiofonico: un grave incidente di macchina lo trasformerà in una persona diversa, e la sua vita resterà legata alle sorti di un famigerato carro attrezzi, desinato a perseguitarlo fino alla fine.
Nevermind, titolo che tende a minimizzare, racconta effettivamente di come la mostruosità che vive nelle nostre abitudini, sia spesso (e forse per fortuna) celata inconfessabilmente addentro alle nostre più celate e private abitudini.
Il film risulta piuttosto ben scritto, forte di una satira furente che vitalizza queste "strane storie" che, non a caso, ricordano molto il tagliente e paradossale substrato faunistico di una umanità degradata e sprofondata che è stata così ben descritta da un regista pungente e sapido, purtroppo da troppo tempo fuori da ogni visibilità, che è Sandro Baldoni di Strane storie e Consigli per gli acquisti: l'Italia è quella stessa assurda ed incarognita dei suoi due acutissimi film, con storie anche qui paradossali, non tutte riuscite allo stesso livello, ma portavoce tutte di una inquietudine da stress e da perdita di identità che non possono non far pensare, se non addirittura allarmare, dietro una risata secca e nervosa.
Un film inserito, non si sa bene con quale criterio, nella rassegna collaterale "Alice", ma che di fatto sarebbe figurato più opportunamente nel calderone della Selezione ufficiale.
Tra gli interpreti segnalo, in particolare, la prova di Paolo Sassanelli, psicologo con la predilezione dei bomboloni al cioccolato, impegnato in un ruolo che ricorda certi personaggi sognanti di Ninetto Davoli, e pure il lavoro di coppia Giulia Michelini/Massimo Poggio, funziona assai bene, divenendo i due protagonisti delle storie più interessanti ed inquietanti.
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