Regia di John Badham vedi scheda film
Una pellicola graffiata, stirata dalla tensione, e che per effetto della suspense a tratti traballa, si gonfia, si sfibra e si deforma. Il batticuore penetra nel campo visivo, conferendogli la luminosa e pulsante profondità di uno specchio d'acqua mosso dal vento. L'azione è deviata, dilazionata, come un'idea che deve lottare per prendere corpo e farsi avanti in mezzo ad un intrico di inattese insidie. Gene Watson è come un proiettile sparato che, anziché dirigersi verso il bersaglio, fugge zigzagando, rimbalzando tra le pareti angolose di un tortuoso labirinto. I "minuti contati" sono come un vicolo cieco che si stringe su di lui e la sua fuga via via che il tempo passa. Nello spigolo acuto in cui terminerà la sua corsa disperata, non ci sarà più spazio per le mosse diversive e gli scarti laterali, e allora la sua rabbia si affastellerà in una violenza precisa, acuminata e micidiale. In questo thriller il soggetto è il piano criminale, e la trama è il suo attrito col reale, che logora i nervi e provoca scintille; l'odio consuma, così, strada facendo, buona parte della sua energia, sino a darle fondo, nel lieto fine, con un estremo colpo autodistruttivo.
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