Regia di Peter Jackson, Paul Wheatcroft vedi scheda film
13° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
"Non diventeranno grandi", perché quei giovani saranno destinati al sacrificio al servizio di una guerra che si rivelerà una vera e propria carneficina a livello mondiale. Ma il cinema, la tecnica straordinaria oggi a nostra disposizione, può render loro omaggio, trascorsi ormai così tanti anni che, se anche superstiti, costoro che vediamo ripresi nei video della guerra, non potrebbero comunque essere ancora fisiologicamente in vita oggi.
In occasione del centenario della fine del Primo Conflitto Mondiale, Peter Jackson rende omaggio a tutti i caduti, dando colore (nel vero senso del termine) a molto materiale d'archivio presente nell'Archivio cinematografico britannico dei Musei Imperiali della Guerra.
Non contento, il gran cineasta recupera molto materiale sonoro proveniente dagli archivi BBC, e esegue un vero e proprio miracolo: quello di sare un senso, quasi una storia, a tutta una serie di filmati di repertorio girati tra il 14 ed il 18 per documentare la vita in trincea o comunque al fronte.
L'intervento, che appare a sorpresa trasformare i vecchi filmati in bianco e nero seriamente compromessi dal tempo, ha un effetto stupefacente: il colore dà vita da una parte, rianima ciò che il tempo ha reso tombale, e dall'altra si riprende la vita, facendo risaltare il rosso del sangue che ferisce, spesso in modo irreparabile, i corpi dei soldati impegnati al fronte ad eseguire l'ordine di sopraffare un nemico che è uguale a se stesso, solo posto sul lato opposto del fronte bellico.
Fa tenerezza, compassione, guardare questi volti antichi e provati, stanchi e distrutti dalla dura vita sul campo militare, quei volti animati dalla parola, umanizzato da una innata spensieratezza e da una voglia di ironizzare anche nelle situazioni più disperate, che il colore riporta in vita, umanizza e rende più vicini al nostro tempo, più moderni, più veri del vero, in una operazione che sa di artificio, ma anche di costruzione rispettosa e celebrativa di tutta una serie di eroi dimentacati inevitabilmente dal tempo e dalla storia, almeno dal punto di vista singolo, ricordati al massimo in qualche lapide cumulativa e celebrativa di una guerra che, come tutte, ha creato prima di tutto lutti e distruzioni di famiglie e lagami umani consolidati.
Forse solo un genio come Peter Jackson poteva pensare e assumersi la responsabilità di dare corso ad un lavoro così certosino che fa impressione anche solo per la capacità di sintesi che la cernita del materiale richiede al fine di tirare le fila di una storia già di suo davvero complessa, oltre che drammatica e cruciale.
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