Regia di Andrew Davis vedi scheda film
Durante un'operazione dell'antidroga vengono uccisi due agenti; lo sbirro Cusack, aiutato da un collega alcolizzato, prende in mano la situazione.
Una delle prime regie di Andrew Davis, futuro autore di action/thriller del calibro di Trappola in alto mare (1992) o Danni collaterali (2002), è questo Il codice del silenzio, buon esercizio di stile in vista dei successivi lavori. Al di là di sparatorie, inseguimenti e scene di stuntmen assortiti, il vero effetto speciale del film qui è il protagonista, l'imperturbabile Chuck Norris, fresco reduce del successo planetario del primo Rombo di tuono. Con il suo sguardo truce e tutti i noti limiti sul piano attoriale, o forse addirittura in virtù di essi, Norris riesce a caricarsi sulle spalle la pellicola, protagonista azzeccato per la storia e per il tipo di operazione artistica-commerciale; al suo fianco ci sono il 'cattivo' Henry Silva e, tra gli altri, Bert Remsen, Molly Hagan, Allen Hamilton, Mike Genovese e Ron Dean. Sceneggiatura di Michael Butler, Dennis Shryack e Mike Gray: non esattamente un parto di originalità sopraffina, ma un discreto congegno di azione e tensione, più la prima che la seconda, comunque quanto basta per raggiungere l'obiettivo di partenza. La definitiva consacrazione di Chuck Norris a eroe senza macchia e senza paura simbolo di un'America reaganiana e cristiana fino al midollo arriverà l'anno successivo, con Delta force. 3,5/10.
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