Regia di Marielle Heller vedi scheda film
Per quanto vorremmo con tutte le nostre forze vivere serenamente, non sempre le cose vanno come previsto. Prima o dopo, chiunque – anche chi apparentemente ha una vita perfetta - incappa in errori che, qualora non affrontati frontalmente, producono ripercussioni destinate a trascinarsi negli anni, degenerando.
In casi del genere, solo un evento inatteso può invertire una rotta segnata dal tempo.
Nonostante tutto, non è mai troppo tardi per metterci una pezza e l’occasione propizia può sopraggiungere quando meno te lo aspetti, anche quando la deadline sta bussando alla tua porta.
A beautiful day in the neighborhood è un biopic atipico. Infatti, se da un lato il personaggio noto è ben presente, il piedistallo finisce per essere occupato dalla sua controparte. Per una volta, a fare la differenza non è il soggetto, in quanto tale, bensì l’apporto benefico generato sulla vita altrui.
Lloyd Vogel (Matthew Rhys) è un giornalista sgradito, felicemente sposato con Andrea (Susan Kelechi Watson) e da tempo immemore ai ferri corti con suo padre Jerry (Chris Cooper).
La sua vita prenderà una piega inaspettata quando, incaricato dalla rivista Esquire, intervista Fred Rogers (Tom Hanks), un popolare personaggio televisivo.
Andando oltre agli stringenti tempi prestabiliti, tra i due nascerà un rapporto fruttuoso e quella che doveva essere una semplice toccata e fuga darà frutti inaspettati.
Ispirato a una storia vera, A beautiful day in the neighborhood è un feel good movie, ma con attributi e valori diversificati, che riescono a scalfire la corazza epidermica, creando un sincero coinvolgimento.
Dunque, la regista Marielle Heller passa dalle stalle di Copia originale alle stelle, in questo caso determinate da Fred Rogers, un personaggio di successo, un uomo d’altri tempi (un prototipo di cui abbiamo perso lo stampo), un conduttore televisivo adorato dai più e considerato melenso dalla restante parte.
Fortunatamente, non siamo al cospetto del consueto canovaccio dipinto a suon di rosa e fiori, bensì dalle parti di un infuso basato sull’impatto dei comportamenti, finendo per spostare il focus su Lloyd Vogel.
Volendo ben vedere, anche sotto questo punto di vista, le biforcazioni sono (arci)note, ma è il tratteggio complessivo a creare uno scarto positivo.
Di fatto, la presenza rassicurante di Fred Rogers va oltre il perbenismo assicurato dallo schermo televisivo e le apparenze associate trovano sfogo nella realtà. Così, l’interesse per il prossimo passa dalla carta ai fatti, dal frangente pubblico ci si addentra con piglio propositivo in quello privato, dalla facciata si va a scavare sotto la coltre delle esperienze individuali, estrapolando macigni.
In questo modo, viene a costituirsi un percorso esistenziale, con sentimenti estirpati dalla guaina del pudore, comuni ma sventagliati con franca sincerità, germogliando sulle debolezze.
Un’impostazione che si avvale di due protagonisti in forma smagliante. Tom Hanks è praticamente perfetto, tra mimesi fisionomica e gestualità, senza tralasciare il fatto che lui stesso è un personaggio di rara umanità, altruista e pacato (per confutare quanto appena scritto, basta seguirlo sui social network). Parimenti, Matthew Rhys, volto noto nel panorama televisivo (The americans, Perry Mason), sfonda per la prima sul grande schermo, sfruttando appieno la ghiotta occasione che gli è capitata tra le mani.
A conti fatti, A beautiful day in the neighborhood è un biopic diretto in punta di piedi, che scuote dal torpore quotidiano, che mette in rilievo questioni esistenziali, senza accontentarsi di un viatico a buon mercato, passando dalle pillole di saggezza e scaglie surreali, dalla finzione alla realtà, dal frangente pubblico a quello privato, sempre senza far rumore ma con diffusi impulsi.
Terapeutico e educativo, ma con una marcia in più del solito e sostanziosi effetti benefici.
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