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Domani è un altro giorno

Regia di Simone Spada vedi scheda film

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La recensione su Domani è un altro giorno

di Furetto60
7 stelle

Remake del film argentino Truman è un bel film drammatico, ma soprattutto una grande prova artistica di Valerio Mastrandrea e Marco Giallini

Tommaso, alias Valerio Mastrandrea e Giuliano alias Marco Giallini, sono amici per la pelle, ma non si frequentano, perché vivono lontano, Tommaso in Canada dove insegna robotica e Giuliano invece è rimasto a Roma, dove esercita con discreto successo il mestiere di attore teatrale. Hanno caratteri diametralmente opposti, Tommaso è un tipo introverso e silenzioso, mentre Giuliano è un uomo esuberante e istrionico, disincantato e inguaribile seduttore. Un giorno Giuliano, malato di cancro al polmone, dopo essersi sottoposto ad un’inutile cura per un anno, all’ennesimo controllo, viene a sapere dal suo medico, che la malattia non solo non è regredita, ma è divenuta ormai terminale, rifiuta dunque di proseguire la chemioterapia, che rallenterebbe solo un processo, ormai irreversibile e che non gli lascia più scampo, cosi invita l’amico del cuore a venirlo a salutare. Tommaso superando la riottosità all’aereo, si precipita a Roma dove incontra l’amico di una vita, prima per provare a persuaderlo a proseguire la terapia, poi vista la determinazione dell’amico, solo per accomiatarsi dolcemente, ma definitivamente da lui. E hanno di tempo solo un lungo weekend, quattro giorni. Inizia così per i due amici un doloroso e struggente “amarcord” Giuliano è ebbro di quella vita che sta per perdere, per lui ci sono tante incombenze cui ottemperare, va persino fino a Barcellona, per salutare, per il suo compleanno, il figlio Leo, poi c’è Paola, un'affettuosa sorella da consolare. Ma soprattutto c’è da sistemare il suo cane Pato, un bovaro bernese dallo sguardo triste, che per Giuliano è praticamente come un figlio, al quale parla regolarmente e vuole dargli un padrone comprensivo e affettuoso. Il film parla di morte, ma è in sostanza anche un inno alla vita. Giallini dà vita ad un personaggio lucido, ironico che riesce a mantenersi sempre dignitoso, che non perde mai la testa e il suo senso dell’umorismo, che non cede mai alla disperazione, incontra i colleghi che fanno finta di non vederlo, come il suo oncologo, spiega a Tommaso che è un atteggiamento normale, perché lui puzza di morte e la gente rifugge dalla morte. Poi spesso si scontra con una giovane attrice innamorata respinta, viene anche licenziato dal direttore del teatro con modalità sorprendentemente surreali, ma quello che emerge sopra di tutto, è il grande rapporto di amicizia tra i due compagni, costruito sulla complicità, la comprensione, l’affetto profondo che si coglie molto bene in una scena di grande commozione, quando le mani dei due amici si stringono in silenzio, in modo del tutto naturale. Il tema è amaro, ostico e doloroso, nemmeno originale, ma il regista Spada ha l’intuito di affidarlo a due attori strepitosi, capaci di tenere la scena con grande maestria,che sembrano perfettamente tagliati per questi ruoli e avvalendosi di una sceneggiatura asciutta e sobria, priva di formalismi e scevra da qualsiasi retorica, che non scivola mai nei pietismi, gira un piccolo gioiello carico di suggestioni. È un duetto malinconico, ma scanzonato, un elegante “partita a due” degli addii, giocata alla grande, in virtù di una perfetta alchimia della consolidata coppia di amici e colleghi Valerio Mastrandrea e Marco Giallini. Due amici, un cane e un week-end lungo, per l’amaro commiato definitivo. La decisione di non proseguire le cure e ancor di più, quella dichiarata, di non aspettare il momento della fine, per Giuliano sanciscono il suo diritto sacrosanto di rivendicare la possibilità di scegliere come e quando farla finita, Tommaso non la condivide ma la rispetta. Lezione profonda sul valore del libero arbitrio, la libertà di potersi concedere una morte “dignitosa” e cosi evitare lunghe e inutili agonie. Non certo un’apologia dell’eutanasia, ma una solida riflessione su una materia così delicata e attuale. Remake dell'argentino "Truman" è un lavoro cinematografico intenso, vibrante e ricco di pathos

 

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