Regia di Simone Spada vedi scheda film
Giuliano e' un uomo di mezza eta' al quale e' diagnosticato un cancro incurabile. Pur creando dolore tra chi lo conosce, egli rinunzia alle cure e si prepara ad affrontare la morte. Di cio' viene a conoscenza Tommaso, un suo caro amico trasferitosi in Canada da molti anni, il quale torna a Roma per trascorrere quattro giorni con l'amico. Il film racconta non solo del rapporto tra i due uomini, tra i quali s'intuisce un fortissimo legame che il tempo, la distanza, la differenti scelte di vita non sono riusciti a scalfire (Giuliano e' un affermato attore di teatro, separato ma in buoni rapporti con l'ex- moglie e con un figlio lontano per motivi di studio; Tommaso e' un esperto di tecnologia che all'estero ha messo su famiglia) ma anche dei rapporti che si stabiliscono tra Giuliano e le persone che lo circondano, ed infine dell'atteggiamento del malato, consapevole della propria sorte. Il primo aspetto e' indubbiamente quello piu' sentimentale. Tommaso sembra giungere a Roma con la volonta' di convincere l'amico a tentare ogni soluzione per allontanare la fine. In realta' egli rispetta le scelte, drastiche, di Giuliano, il quale rivendica il diritto a morire con dignita'; rifiuta cure invasive, ed anzi, valuta l'ipotesi del suicidio. Tommaso, per questo, non puo' che ammirare Giuliano, il quale, dal canto suo, avendo compreso di non avere speranza, si dedica alla chiusura di questioni rimaste in sospeso - trovare una sistemazione per l'amato cane, anch'esso non piu' giovanissimo; parlare un'ultima volta con il figlio; scegliere una bara che non costi troppo - e godersi, finche' puo', i piccoli piaceri della vita, una sostanziosa cena, una serata in un locale, un buon vino. L'attenzione del regista si posa poi sul rapporto tra Giuliano e le persone che lo circondano, nella consapevolezza dello stato di salute dell'uomo. Alcuni fanno finta di non conoscerlo, altri esprimono sincera ammirazione per la sua persona. Il film, pur essendo molto drammatico per le tematiche trattate, non risulta mai troppo "pesante" grazie alle prestazioni degli attori protagonisti. In particolare, ho apprezzato Marco Giallini, che interpreta l'uomo malato, caustico, autoironico, tutto d'un pezzo, ma solo apparentemente. Vi sono infatti momenti in cui e' preda della commozione e della paura. E' in grado di stabilire un'empatia con lo spettatore, che finisce per sentirsi sollevato nel momento in cui Giuliano riesce a risolvere i piccoli e grandi problemi che l'avvicinarsi della sua fine gli pone. Gode di una dignitosa uscita di scena dal mondo del lavoro; trova una sistemazione per il suo cane; gli viene risparmiata la pena di dover comunicare al figlio la scelta di lasciarsi morire - perche' egli gia' sa tutto - ed anzi ha la consolazione di vederlo felice con una ragazza; trova il coraggio di evitarsi una lunga agonia; e' in pace con i suoi conoscenti. Bravissimo anche Mastandrea nelle vesti di Tommaso, un vero amico, in grado di comprendere le scelte del compagno, pur dolorose che siano, e rinunziare all'egoistica velleita' di volerlo in vita piu' a lungo possibile, quale che sia la qualita' della stessa. Queste interpretazioni completano un bel film sull'amicizia e sul complesso tema dell'accettazione della morte.
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