Regia di Michela Andreozzi vedi scheda film
Gaeta (Latina), inizio degli anni Ottanta: è caccia grossa a quattro rapinatori di banca, con il commissario Morandi a dirigere le indagini. Ma si tratta in realtà di un quartetto di donne mascherate: Maria, sottomessa al marito violento; Anna, rimasta sola con due bambini; Caterina e Chicca, sorelle diversissime.
A due anni di distanza dal suo esordio registico con Nove lune e mezza (2017), Micaela Andreozzi ritorna dietro la macchina da presa con questo Brave ragazze; l’impressione di fondo che il film lascia è che la pur dotata cineasta abbia deciso di mettere da parte quel minimo di impegno che l’opera prima sfoderava (il tema era l’utero in affitto: non facile per il pubblico e i distributori italiani) per licenziare piuttosto una commedia sempre ambientata in territori femministi, ma ben più spensierata. Il quartetto formato da Anna, Maria, Caterina e Chicca (ma i personaggi femminili abbondano nel copione scritto dalla Andreozzi con Alberto Manni) offre l’occasione di approfondire il discorso sul ruolo sociale della donna – basti pensare alle drastiche caratterizzazioni: la sottomessa, la ragazza-madre, la spaurita, la ribelle – che, nonostante l’ambientazione all’inizio degli anni Ottanta (un cliché del cinema nostrano di questo periodo), risultano attuali anche nel 2019 in cui la pellicola esce. Interessante, seppure troppo disimpegnato per prendere più di tanto sul serio la discussione; giusto comunque così, vista l’indole leggera del lavoro. Fra gli interpreti abbondano i nomi di richiamo – per i tempi che corrono, si capisce: Ambra Angiolini, Ilenia Pastorelli, Serena Rossi e Silvia D’Amico formano il poker centrale, attorno a cui troviamo anche Stefania Sandrelli, Luca Argentero, Max Tortora e la stessa Andreozzi in una particina. 3,5/10.
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