Regia di Luis Llosa vedi scheda film
Sulla scia de "Lo squalo" e allegra e carnivora compagnia, ecco un film avventuroso che si mescola all'horror, che alla sua uscita totalizzò un ottimo risultato commerciale in patria: considerata anche la mediocrità della pellicola, fatto ancora più curioso. Schema risaputo, un piccolo gruppo di persone progressivamente trucidata da una minaccia esterna, fino allo scontro finale con l'entità distruttrice, possibilmente con quasi nessun sopravvissuto, il film di Llosa ha a suo favore solo l'incipit , che vede un disperato Danny Trejo fuggire in una palafitta e spararsi piuttosto che farsi uccidere da qualcosa che conosceremo più tardi. Per il resto, il gruppetto di morituri potenziali non sprizza simpatia, gli effetti speciali non sono strabilianti, l'improbabile regna, con un serpente di comunque grosse dimensioni che crea più problemi e fa danni quanto un tornado ( ma in fondo, per chi non molla la visione anzitempo, c'è una sorpresona,eh!) e una recitazione mediamente difficile da difendere, con un unico dubbio. Se già come paraguayano Jon Voight è credibile quanto Denzel Washington un esquimese, da tanto mi domando se la sua prova è solo grottesca, o c'è del metodo in quel cacciatore calcificato in un'espressione di sdegno perpetua che anche nella scena in cui muore ( risputato dal mostro e già cosparso di succhi gastrici, un bijoux!) , con un occhio saltato via nella fase dello stritolamento , fa l'occhiolino a quelli ancora vivi.Uno dei più lampanti esempi del concetto di "bidonata".
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