Regia di Marcus Koch vedi scheda film
Una sanguinaria figura di pagliaccio assassino, seconda solo all'Art the clown di Terrifier (Damien Leone, 2018), scatenata nel provocare un un massacro di sangue, senza soluzione di continuità. Horror splatter americano influenzato dalla corrente estrema teutonica (Andreas Schnaas e Olaf Ittenbach in particolare).
Jennifer (Georgia Chris) e Mark (Joe Davison), giornalisti della rivista "Midnight's star", decidono di realizzare un servizio sulle gesta sanguinarie di Teardrop Killer, un assassino che da oltre vent'anni si è macchiato di feroci e spietati delitti, eludendo le indagini della polizia. Responsabile della lunga catena di crimini è in realtà un clown, indotto all'omicidio a causa di una falsità (sentimentale) suggerita da una collega della compagnia circense presso la quale lavorava. Jennifer e Mark iniziano a indagare in una casa di accoglienza, dove il killer ha appena compiuto un massacro.
"Il film è estremamente sudicio e sporco. Basti pensare che il simpatico clown che va ad uccidere gente, e mietere vittime, è completamente bagnato di sangue. Sangue, morti, teste, braccia, piedi e ventri spezzati da qualsiasi tipo di ascia, arma, coltello o mazza che si presenti a tiro del simpatico clown omicida. Il sangue sgorga a fiumi..."
(Dalla introduzione al film di Alex Visani, etichetta Spasmo Video)
100 tears: Jack Amos nei panni sporchi del clown Gurdy
Marcus Koch è un artista americano pressoché sconosciuto in Italia, nonostante abbia iniziato a dirigere film per l'home video sin dal 1997 (Bad Blood). Principalmente attivo come tecnico degli effetti speciali, saltuariamente non disdegna di mettersi dietro la macchina da presa per girare horror estremi (l'ultimo suo lavoro da regista, realizzato nel 2021, è l'antologico Symbolicus Vol 1). Il suo titolo più celebre all'estero, in veste di regista, è forse l'allucinante American guinea pig: bloodshock (2015) ma anche con questo 100 tears Koch ha modo di farsi notare. La premessa fondamentale è che ci troviamo di fronte a un "porno-horror", ovvero un film che ha senso solo per il suo contenuto gore e splatter, similmente a quanto, in un hard, abbiano ragion d'essere le scene di sesso. La trama è infatti pretestuosa e la sceneggiatura, opera del protagonista (Joe Davison), offre una motivazione al delirio dell'assassino (che sarà affiancato sul finale, nelle gesta criminali, dalla figlia) assolutamente implausibile. Tanto quanto implausibile è la storia stessa: per venti anni Teardrop Killer ha compiuto massacri senza essere stato individuato dalla polizia, mentre due giornalisti in un paio di giorni arrivano non solo a scoprirne l'identità, ma persino a individuarne la posizione. Da questo punto di vista 100 tears è alquanto deludente, ma se si abbandona la logica e ci si lascia trasportare dalla poetica estrema di Koch, la visione riserva una gran quantità di effetti speciali molto ben fatti (in genere di tipo classico, ovvero realizzati con protesi FX).
100 tears: scena
Al di là dell'assurdo assunto di base sulla genesi dell'assassino il ritmo del film è irrefrenabile e offre una figura di crudele e spietato clown, sicuramente più inquietante di quelle tradizionali e innocue alle quali il cinema horror mainstream ci ha abituato (in particolare i recenti remake It e It: capitolo 2). Nulla a che vedere con Terrifier (Damien Leone, 2018) ma sicuramente in prossimità di contenuto per l'idea e il clima malsano che pervade la storia. Koch, ispirato dal cinema undergroud tedesco, realizza dunque uno slasher iperviolento e sanguinario, destinato a un pubblico selezionato, che riesce a provocare una buona dose di spaventi e soprattutto molto, molto, disgusto.
100 tears: Jack Amos
Colonna sonora di 100 tears
- Somebody's knocking (The voodoo organist)
- Alone (The independents)
- When you're evil (Voltaire)
"Il pagliaccio è colui che sorride fuori ma possiede una lacrima dentro."
(Sara Amato)
Trailer (video soggetto a limiti d'età)
F.P. 15/08/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 91'49")
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