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Circus of the Dead

Regia di Billy 'Bloody Bill' Pon vedi scheda film

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La recensione su Circus of the Dead

di scapigliato
8 stelle

Nel 2016, un’ondata di attacchi terroristici clowneschi terrorizzava non solo l’America di Obama, ma anche l’Italia. Palermo, Licata, Reggio Emilia, Modena, Milano, Torino, Napoli e Roma come USA, Canada, Gran Bretagna e Australia. La “clown hysteria” ha fatto il giro del mondo. Tutto è rintracciabile in rete. I video sono spiazzanti. Assistiamo all’orrore vero e alle reali reazioni di persone che per una manciata di minuti credono davvero di essere nelle mani di killer psicopatici. Il rifacimento del film tv It (Tommy Lee Wallace, 1990) firmato da Andrés Muschietti, usciva un anno dopo, il 5 settembre 2017 in USA e il 17 ottobre 2017 in Italia. Che gli attacchi dei killer clown fossero una trovata pubblicitaria per innescare un’isteria generale che avrebbe trasformato la fobia collettiva in biglietti staccati al cinema? Non ci è dato saperlo. L’unica cosa che possiamo ipotizzare è che prima di quegli attacchi il killer clown movie triplicava la sua produzione cinematografica. Chi abbia influito chi, è difficile dirlo.

Precedente a questi folli e inquietanti attacchi reali è il film di Billy Pon, detto anche Bloody Bill come la sua casa di produzione, di cui Circus of Dead è il primo lungometraggio dopo l’esordio nel corto con Doll Boy (2010). Circus of Dead è un film insano, violento fino al parossismo e gode anche di un’ottima messa in scena, un taglio cinematografico non amatoriale ed effetti speciali truculenti curati dallo stesso Billy Pon. È un film che travalica il buon gusto accostando l’oscenità e il delirio, la morte e il terrore delle vittime, al riso e al trucco dei quattro pagliacci assassini, alla festa e ai colori del circo in cui lavorano e ai piccoli sprazzi di ironia. Un film disturbante in cui il personaggio di Papa Corn, un killer clown già antologico come il Pennywise di Tim Curry ovviamente e Art the Clown del dittico di Damien Leone (All Hallows’ It, 2013 ; Terrifier, 2018), è a capo di un gruppo di veri pagliacci di un circo che tra uno spettacolo e l’altro compiono stragi disumane trasportati da un delirio senza causa. Papa Corn inoltre, interpretato da Bill Orbest Jr., si diverte a guardare la mattanza dei suoi compagni mentre si tocca in mezzo alle gambe o simula una copula muovendosi di pelvica contro una finestra o mentre penetra con il mignolo la fica di una sua vittima o quando insegue nudo una ragazza con tanto di pene ciondolante – molto probabilmente una protesi – o quando prima di stuprare un’altra vittima sfodera il membro il cui glande è truccato da pagliaccio – questa, non credo sia una protesi. Insomma, nulla è lasciato all’immaginazione.

La violenza è anche spudorata e pornografica, e tenta in ogni modo di travalicare il buon gusto come quando viene uccisa una donna gravida e un pagliaccio gioca in modo disgustoso con il piccolo feto – e lo stesso succede nel meno riuscito Puppet Master: The Littlest Reich (Laguna & Wiklund, 2018). Un cattivo gusto che però non è posticcio né gratuito, anche perché non ho mai creduto che esistano scene di sesso o di violenza gratuite: hanno tutte una loro motivazione, accettabile o meno. Tutt’altro: questa estetica estrema e riprovevole non stona con l’atmosfera insana che si respira anche dalla fotografia, le ambientazioni, la messa in scena e il trucco dei clown. Tant’è che l’esordio nel lungo di Billy Pon fa ben sperare per il futuro dell’horror indipendente tanto quanto Demian Leone.

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