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Balloon - Il vento della libertà

Regia di Michael Herbig vedi scheda film

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La recensione su Balloon - Il vento della libertà

di Oss
6 stelle

Storia di una fuga e insieme corsa contro il tempo raccontata secondo tutti gli stereotipi del cinema di genere: incidenti di percorso, cambi di programma, un continuo affannarsi per non farsi scoprire, la paura di delatori e spie vere o presunte, un imprevisto al momento cruciale, l'incertezza del finale fino all'ultimo istante.

Ma Balloon- Il vento del benessere sarebbe titolo più adatto a questo film. Che, probabilmente in maniera inconsapevole, ma sicuramente con effetti paradossali, descrive un quadro completamente diverso da quello voluto suscitando in me verso i protagonisti un'avversione vicina al disprezzo. Formalmente traditori e disertori, più benevolmente degli irresponsabili migranti clandestini. Il cui ossessivo desiderio di benessere, vissuto autoassolvendosi come desiderio di libertà, fa loro perdere ogni senso della misura fino quasi a arrivare allo stato patologico della paranoia (anche i tioli di coda danno qualche indizio a questo proposito).

Tutte le scene raccontano della loro vera e propria ossessione per una fuga nella Germania dell'Ovest, cui sono disposti a sacrificare tutto: oltre al loro lavoro e alle loro case (certi comunque, con la complicità del governo tedesco-occidentale, di ottenerne di migliori), gli affetti dei loro genitori e dei loro figli, l'armonia coniugale; e a mettere in conto la possibilità di finire in carcere per chissà quanti anni e anche di morire e far morire i loro cari con un piano avventato e rischiosissimo; fino alla convinzione, assurda, che a Berlino i diplomatici dell'ambasciata americana li avrebbero aiutati in quanto dissidenti politici!!!

Eppure sono persone che hanno una vita non dico invidiabile ma comunque dignitosa: hanno un lavoro, una casa, un mezzo di trasporto, la possibilità di andare in vacanza.

Certo, devono sopportare dal politico di turno il patetico discorso sull'avvenire del socialismo alla cerimonia di consegna del diploma al figlio maggiore (ma da noi sarebbe tanto diverso?), devono astenersi dal raccontare barzellette sul loro Presidente del Consiglio (come spiega la mamma, in una scena che oltrepassa il limite del ridicolo ma è rivelatoria del suo spasmodico desiderio di consumismo, al figlio minore a letto, angosciato di dover lasciare il posto in cui è cresciuto insieme a tutti i suoi amici).

Ma basta questo a descrivere uno stato di polizia che rende(rebbe) la vita insopportabile ai suoi cittadini? Quando anche il vicino di casa, funzionario della Stasi, viene disegnato come un buontempone che, desideroso di qualche innocente svago come qualunque altro cittadino, si fa beffe di una stupida proibizione governativa? Suvvia, non scherziamo!

Anzi, il paradosso si spinge oltre: il padre del figlio adolescente a un certo punto gli proibisce di frequentare la figlia del vicino di casa, proprio per via del suo lavoro! Quanta ipocrisia in chi rivendica per la sua famiglia il diritto alla libertà!

Molto più dignitoso appare invece il loro principale avversario in questa storia, un integerrimo e scrupoloso funzionario di polizia che, mentre indaga sul loro primo tentativo di fuga, spiega a un suo sottoposto, in maniera perfetta, il senso del loro lavoro e dell'esistenza e della necessità del confine con l'altra Germania. Le scene dove le altre guardie di frontiera devono rispondere alle sue domande, descrivono dalla loro parte soggezione e forse mancanza di convinzione, ma non certo si possono dire vittime di accanimento.

Insomma, se è un film di condanna del regime della DDR, e sull'eroismo, anche incosciente, dii chi ha provato a fuggire, questo film è un fallimento completo. Ma proprio per questo merita di essere visto.

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