Regia di Tràn Anh Hùng vedi scheda film
Il disagio psicologico di una famiglia vietnamita benestante, visto attraverso gli occhi di una bambina povera. La macchina da presa interpreta il suo sguardo innocente e curioso, la sua incantata attenzione verso le piccole cose, capace di alleviare il peso delle situazioni difficili, come se ogni evento fosse parte di un nuovo gioco da scoprire. La sua anima perennemente infantile la fa restare semplice, seria e sensibile in un mondo “adulto” che, quando non è oppresso dal dolore, è solo incurante, frivolo e crudele. Uno scenario da casa delle bambole per un raffinato quadro di lirico realismo orientale.
Il ritmo è ben cadenzato per quasi tutta la durata del film. Solo nell’ultima parte si sfilaccia, a tratti si impenna, a tratti si trascina, per infrangersi, nel finale, contro il muro di un suggello filosofico decisamente posticcio.
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