Regia di Ron Howard vedi scheda film
Cocoon è bellissimo per tante ragioni, ma anche perché è un film di passaggio. Il genere che si propone di formare e di raggiungere l’eccellenza nel futuro (la fantascienza) si incontra con l’esperienza recitativa della vecchia guardia hollywoodiana. In più è stato girato alla metà degli anni ottanta, epoca di transizione tra la New Hollywood e i kolossal titanici degli anni novanta. Dietro la macchina da presa c’è Ron Howard, non ancora discostatosi del tutto da Richie Cunningham e in attesa di essere un regista-autore al servizio dell’industria. È la storia di una rigenerazione attuata grazie ad una strana energia proveniente da un altro pianeta, che permette ad un manipolo di anziani signori di ritrovare la voglia di vivere perduta.
Film tenerissimo, scatenato e sinceramente divertente, ha il pregio enorme di trasmettere serenità e buonumore grazie ad un tono scanzonato ma anche malinconico che non si fa scrupoli nel mettere in scena il tema pesante della morte: perché la vecchiaia, energia permettendo, non è sempre un piacere. Le lacrime ogni tanto scendono, specie quando si parla di addii: Bernie (Jack Gilford, da incorniciare) che perde Rose, Ben e Mary che devono salutare il nipotino sulla Terra. Attori in stato di grazia: non stentiamo a credere che Hume Cronyn e Jessica Tandy non siano stati così anche nella vita di tutti i giorni; Wilford Brimley e Maureen Staplepton sono credibilissimi nella loro buffa tenerezza; Gwen Verdon è la luminosa metà di Don Ameche, la cui splendida prova si meritò un meritatissimo Oscar.
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