Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
I film sugli italiani lasciamoli fare agli italiani!
La storia di Tommaso Buscetta, primo grande pentito di Cosa Nostra, nelle mani di Bellocchio diventa un racconto imprescindibile di storia italiana, uno squarcio nel ventre di una nazione troppo spesso affogata nell'opulenza di facciata e nel subordinatismo da camerata.
Confesso che un regista come Bellocchio mi intimorisce sempre un po', visto che non credo abbia , diciamo cosi, il dono della leggerezza. Eppure quest'opera è la più commerciale fra le sue, forse una delle più riuscite se parliamo di immediatezza.
Nelle oltre due ore e mezza il film non arranca mai, ne perde compattezza, tutto merito di un montaggio che taglia e cuce i diversi piani narrativi del racconto componendo una narrazione ellittica in cui tutto torna, e di uno stuolo di attori tutti perfettamente in parte. ( Favino su tutti, ma anche Lo Cascio e Ferrracane sono formidabili).
La mafia è descritta senza facili spettacolarizzazioni, per quello che davvero è: un organizzazione massonica avida e spietata, un circolo dal quale fuggire è impossibile, se non pagando con la vita.
Molto bella la scena di apertura della festa di S. Rosalia ( mi piace pensare sia un silenzioso omaggio al "Padrino") , il confronto tra Buscietta e Calò in tribunale, e la ricostruzione dell'attentato al giudice Falcone, realizzata grazie ad una ripresa in "long take" quanto mai appropriata e...come dire...brutale.
Il racconto non cede mai alla retorica, lo sguardo del regista di Bobbio , nonostante l'età, è ancora lucido a paragone di altri illustri colleghi ( Scorsese ad esempio).
Da vedere.
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