Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
"Il traditore" segna un ritorno ad un'ottima forma registica da parte di Marco Bellocchio, un film di robuste qualità spettacolari che guarda indubbiamente al "mobster movie" all'americana, ma sempre filtrato dallo sguardo rigoroso e preciso dell'ormai anziano cineasta di Bobbio. Un film che, ripercorrendo in quasi due ore e mezza l'epopea mafiosa di Tommaso Buscetta, il suo arresto e la sua collaborazione con lo Stato come pentito eccellente, riesce a risultare quasi sempre appassionante e quasi mai noioso, diretto e montato su un ritmo frenetico, con alcune memorabili pagine di cinema come la parte iniziale a Palermo con la festa di santa Rosalia. E' un film a mio parere in buona parte accessibile anche se la sua comprensione risulterà inevitabilmente difficoltosa per gli spettatori stranieri (e in questo senso è andata l'esclusione dai premi a Cannes), in cui Bellocchio fa una rielaborazione cronachistica che non pecca di eccessivo intellettualismo come altre operazioni analoghe, forse con qualche licenza poetica piuttosto discutibile come la scena in cui la moglie di Buscetta viene sospesa nel vuoto dai poliziotti brasiliani, francamente poco verosimile. La prima lunga scena del maxi-processo regge il confronto con quella analoga di "Salvatore Giuliano" di Francesco Rosi, e i confronti fra Buscetta e Pippo Calò e poi con Riina sono pieni di tensione autentica e recitati benissimo. L'interpretazione di Pierfrancesco Favino è eccellente e risulta l'elemento di maggiore coesione emotiva dell'intero film, con l'attore italiano che conferisce una statura da personaggio tragico e dolente al suo Buscetta; buone anche le partecipazioni di Luigi Lo Cascio, Fabrizio Ferracane e Fausto Russo Alesi nella parte del giudice Falcone. Qui Bellocchio non eccede in virtuosismi registici, a differenza delle sue opere meno riuscite, mantiene intatto il gusto della composizione figurativa che aveva dato i massimi risultati fra le sue opere recenti in "L'ora di religione" o in "Vincere", forse pretende un pò troppo dallo spettatore in termini di durata. La critica anglofona a Cannes non è andata in visibilio, ma in compenso il film è stato venduto in molti paesi e alla fine della proiezione ci sono stati 13 minuti di applausi; io avrei dato almeno un premio a Favino, magari in ex-aequo con Antonio Banderas.
voto 8/10
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