Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
Credo siano almeno quasi trent'anni, da "La Cosa", 1990, che Nanni Moretti non girava un documentario. "Santiago, Italia" è una parentesi fra il Cinema di fiction, che negli ultimi anni ha faticato ad entusiasmarmi, ed è una visione interessante, a tratti commovente. Il Cile e la sua tragedia sono ormai diventati un simbolo delle tante, troppe, dittature del secolo passato, e ha sempre lasciato su di me, pur se ne sono venuto a conoscenza successivamente, un segno forte, una rabbia accanita. Moretti si tiene fuori dalla pellicola, intervista gli esiliati in Italia, usa qualche documento dell'epoca, pochi, e riesce, forse nel momento più forte del film, a intervistare, in carcere, anche uno dei torturatori. Liquida quei terribili giorni del settembre 1973, piuttosto velocemente, perché non è questo che gli preme raccontare ma piuttosto la profonda relazione che ci fu fra quel Cile, quella speranza di una società migliore, socialista, e l'Italia di quegli anni, che fu in prima linea nell'accogliere e integrare chi scappava da quella dittatura. L'unico fra i paesi occidentali. E allora, lentamente, emerge un paese che oggi fatichiamo a credere sia esistito, un paese, nel racconto degli ex rifugiati, che hanno messo radici qui, pronto all'accoglienza, generoso e civile. Moretti, attraverso questo pezzo di Storia, dolorosissima e vergognosa, ci pone davanti uno specchio e ci fa vedere che paese miserabile siamo diventati oggi. Quarant'anni fa c'era vita, c'era lotta, c'era una società in tumulto, con i suoi limiti e le sue grandi speranze, e tutto questo lo si ascolta dalla voce dei protagonisti, dei cileni, che nel raccontare la loro storia, raccontano anche la nostra, di quell'Italia là. Un documentario, per il resto, piuttosto normale, classico, che tralascia, però, le banalità e le cose risapute, regalandoci una nuova prospettiva sui giorni tristi di Pinochet. Bello e anche necessario.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta