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Joker

Regia di Todd Phillips vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Joker

di CineNihilist
8 stelle

Il Joker ha avuto tante trasposizioni al Cinema e ogni singolo attore che l'ha interpretato si è approcciato diversamente alla sua controparte fumettistica, mantenendo però la sua folle filosofia di fondo.
Jack Nicholson rappresentava la parte più gangster del personaggio, Heath Ledger la parte più anarchica, Jared Leto...vabbè lasciamo perdere, ed infine Joaquin Phoenix, attore poliedrico e trasformista molto abile ad interpretare i suoi innumerevoli ruoli complessi, ha ora il compito non solo di reinterpretare diversamente il personaggio rispetto ai suoi colleghi, ma di reggere un film intero dedicato al noto pagliaccio principe del crimine.

 

Jack Nicholson

Batman (1989): Jack Nicholson

Heath Ledger

Il Cavaliere Oscuro (2008): Heath Ledger

Jared Leto

Suicide Squad (2016): Jared Leto

 

La notizia di un standalone dedicato al Joker non mi aveva entusiasmato all'inizio visto che trovavo inutile realizzare un film sul villain senza la presenza di Batman, che a mio avviso è essenziale per rappresentare il noto dualismo filosofico tra le due nemesi, dove il contrasto tra giustizia e caos è ciò che rende estremamente interessante il loro confronto.
Un'altro aspetto a sfavore di questa controversa operazione cinematografica è anche il fatto che il Joker non ha delle vere e proprie origini in quanto lui stesso ammette che preferisce avere più opzioni possibili sulla sua genesi. L'ambiguità e il mistero sulla sua nascita sono proprio i fattori che rendono il supercriminale ancora più inquietante e schizzato nella sua folle visione anarchica distruttiva riguardo la vita, dove quest'ultima per lui è soltanto una barzelletta, di conseguenza gli atti più irrazionali e barbarici che lui commette sono in realtà una forma d'arte per esprimere il suo sadico ed egocentrico divertimento.
La potenziale banalizzazione di questa sua affascinante filosofia poteva benissimo incorrere in questa pellicola che però, dopo aver vinto il Leone d'oro alla 76ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia ed imposto una controversa campagna di marketing per discostare il film dai semplici cinecomics ed accostandolo di più ad un Cinema d'autore più impegnato, ha suscitato in me un forte interesse nel visionare questo lungometraggio, che a conti fatti dimostra di avere i suoi attributi ma anche i suoi limiti.

 

Questa mia affermazione è riconducibile al regista del film Todd Phillips, che figlio di un imprinting scorsesiano e di una componente comica spinta che deriva dalla sua trilogia “una notte da leoni”, decide di confezionare un prodotto più cupo e lontano dai canoni cinefumettistici, trasponendo la mitologia del Joker in un contesto più realistico e vicino alla nostra quotidianità.
La ricerca di una cifra stilistica autoriale ed esteticamente simile a quella gangster urbana di Martin Scorsese, pecca alcune volte in un manierismo, in una ridondanza e in un didascalismo di chi vuole imitare un maestro senza riuscirci, ma che è sintomo anche di una regia funzionale ad un pubblico generalista che è il principale target di riferimento del cinecomic.
La collocazione del lungometraggio di Todd Phillips tra film d'autore e film commerciale è quindi alquanto dubbiosa, perchè Joker non si colloca né nella fantasiosa profondità cinefumettistica di Nolan o di Raimi o di Del Toro né all'epica caciarona degli Avengers, ma rappresenta comunque un unicum nella storia del cinefumetto non solo per aver vinto un premio prestigioso ad un festival cinematografico riservato a pellicole più "artistiche", ma anche per aver trattato con estremo realismo tematiche molto vicine alla nostra contemporaneità, che alienano completamente la natura cinefumettistica del Joker, rendendo dunque la pellicola completamente avulsa dal contesto supereroistico se non per qualche riferimento sporadico per ammiccare ai fan del personaggio.
La peculiarità del film quindi verte soprattutto sui parallelismi con la nostra quotidianità, tant'è che la pellicola non si esime nel lanciare certe critiche sociopolitiche che mai si erano viste in un normale cinecomics, o almeno non così marcate.

 

La trama narra la vita di Arthur Fleck, un uomo single alienato dalla società che vive ancora con sua madre nei bassifondi di una Gotham City degli anni '80 ormai corrotta e decadente. La sua vita da emarginato non gli da la possibilità di emergere come comico affermato come spesso vede nei late show del suo idolo cabarettista Murray Franklin, ed è dunque costretto a lavorare come clown per un'agenzia di spettacolo dove spesso viene deriso e picchiato dai teppisti della strada. Il suo malessere si traduce sia fisicamente con un corpo rachitico chiaramente malnutrito sia psicologicamente con una depressione costante ed un raro disturbo mentale che gli provoca delle improvvise risate in momenti di tensione o tristi.
La sua condizione degradante non viene di certo risollevata dalla madre assente che scrive continuamente lettere a Thomas Wayne per aiuti famigliari perchè in passato era dipendente della sua azienda, e neppure la psicologa dell'assistenza sociale sembra realmente capace di aiutare Arthur, che si limita a prescrivere farmaci e chiedergli domande scontate che non portano a nessun progresso alla cura della sua ormai compromessa psiche.
Il definitivo crollo psicologico di Arthur Fleck avviene sul luogo di lavoro quando per sbaglio gli cade una pistola prestata segretamente da un suo collega per difendersi dai teppisti della strada, che lo porta inevitabilmente al licenziamento sotto lo sguardo omertoso e divertito dei suoi ex colleghi.
Deluso ed amareggiato delle sue continue disavventure, sulla via del ritorno in metropolitana si imbatte in tre dipendenti della Wayne Enterprises intenti a molestare una ragazza, che però vengono distratti dalla risata isterica incontrollabile di Arthur che in realtà esprime disagio e frustrazione. I tre molestatori però non comprendono la patologia del protagonista e cominciano a picchiarlo in quanto problematico e fenomeno da baraccone. Il pestaggio però prende una piega inaspettata quando Arthur comincia a difendersi sparando ai due molestatori e ferendo il terzo, che dopo una straziante e lunga fuga viene ammazzato a sangue freddo da Arthur Fleck, che scioccato dalle sue terribili azioni comincia a danzare in un bagno pubblico ripensando ai suoi omicidi, facendo intuire a noi spettatori che ormai l'inizio della discesa nella follia del Joker non ha più freni e che prima o poi una volta raggiunto il baratro della razionalità, riemergerà un nuova personalità in grado di affrontare il mondo esterno senza paura e preoccupazioni.

 

Joaquin Phoenix

Joker (2019): Joaquin Phoenix

 

La riflessione che fa Todd Phillips sul Joker non è dunque una banale messa in scena di un villain già maturo che compie atti criminali efferati senza nessun controllo, ma si concentra ad indagare sulle possibili cause che potrebbero portare un uomo ad un cedimento strutturale completo della sua psiche. La lettura autoriale che vuole offrire al suo pubblico è una lenta narrazione introspettiva volta a sviscerare il subconscio di un uomo, e di come sia fattori endogeni che esogeni possano portare un individuo così triste e fragile mentalmente ad una condizione di assoluta iperviolenza e follia distruttiva.

 

L'instabilità psicologica di Arthur Fleck si riflette perfettamente nella realtà sociologica corrotta ed opprimente di Gotham, che viene rappresentata come una città piena di sporcizia, corrotta dalle ingiustizie sociali, saturata dal lavoro precario dovuto al taglio della spesa pubblica e dunque un welfare state ai minimi storici che inevitabilmente fomenta un ceto medio rancoroso verso le istituzioni.
Questa frattura societaria si riflette anche nella realtà domestica di Arthur Fleck, che essendo vittima di un sistema che da sempre lo sopprime, vive nella precarietà ma coltivando un sogno nel cassetto che è diventare un comico cabarettista come il suo idolo paterno Murray Franklin. Un sogno nato da una vita costantemente attaccata alla televisione, che filtra la realtà grazie al mondo dello spettacolo e dalle false promesse dei politicanti di Gotham, tra cui spicca in particolar modo il magnate Thomas Wayne, che strumentalizza il malcontento popolare e gli omicidi di Arthur per guadagnare consensi per una comoda poltrona come sindaco della città di Gotham.
Il late show di Murray Franklin e la dubbia paternità di Thomas Wayne rappresentano gli ulteriori punti di rottura che porteranno il protagonista a smascherare l'ipocrisia della città e gettare quest'ultima nel caos.
Il late show mostra quanto il suo mondo sia una realtà predatrice che ricerca casi umani per deriderli e metterli nella gogna mediatica per guadagnare ascolti, proprio come ha fatto con il problematico stand up comedy di Arthur Fleck. La stessa figura paterna idilliaca di Murray Franklin creata da Arthur viene distrutta dall'ipocrisia del suo stesso idolo, che si dimostra un uomo senza scrupoli a sfruttare la sua presenza in studio per burlarsi di lui.
Dall'altra parte la rivelazione di un rapporto extraconiugale tra la madre di Arthur e Thomas Wayne rappresenta una crisi esistenziale che mette in dubbio le sue origini e dunque anche una possibilità di riconcilazione con una figura paterna, che però si dimostra fredda e negazionista riguardo ad un possibile figlio, lasciando dunque il quesito della sua esistenza in mano a dei documenti che certificano la sua adozione.
Il sommarsi delle disgrazie e la distruzione di ogni certezza della propria esistenza, porta lo stesso protagonista a rinunciare alle cure dell'assistenza sociale (quest'ultima costretta a chiudere per via dei tagli alla spesa pubblica) che lo portano ad immaginarsi persino una relazione amorosa con la sua vicina di casa, che una volta rinsavito porta anche quest'ultima allucinazione al completo crollo psicofisico di Arthur Fleck e all'emergere della follia del Joker, che forse era sempre stata contenuta dalle dolorose risate sintomo di tristezza e frustrazione.

 

Joaquin Phoenix

Joker (2019): Joaquin Phoenix

 

Todd Phillips dipinge perfettamente l'evolversi degli eventi attraverso una regia intimista e a volte didascalica e ridondante per rimarcare la tragicomica vita di un uomo che al capolinea della sua razionalità, decide di abbracciare un destino incerto ma sicuramente molto più vivo e sincero di quello del suo alter ego Arthur Fleck, che ha tentato in tutti i modi di farsi notare nella società per ottenere un minimo di attenzione. La spirale di violenza che travolge il personaggio è semplicemente sublime e per nulla invadente nella messa in scena, ed è funzionale a rappresentare l'umore sempre più schizzato ed imprevedibile della nuova personalità, conscia quest'ultima di aver capito che la vita è soltanto una semplice barzelletta.
Il Joker che emerge alla fine del film è un individuo danzante e pieno di gloria, che dopo aver eliminato letteralmente tutto ciò che poteva ricondurre alla sua vecchia vita, ora è pronto ad essere acclamato con estremo entusiasmo da un vero pubblico ossia i rivoltosi vestiti da clown ispirati dal suo omicidio dei tre broker della Wayne Enterprises, gesto interpretato dal movimento rivoltoso come l'inizio di una rivoluzione contro l'establishment corrotto di Gotham.
Un populismo e un malessere sociale che potrebbe essere interpretato erroneamente come una glorificazione della figura del Joker come paladino della libertà e della giustizia sociale, quando in realtà il regista illustra chiaramente come il Joker in realtà sia estremamente disinteressato dalla retorica politica ma compiaciuto dell'ondata di caos e di violenza che ha messo a ferro e fuoco la città. La strumentalizzazione della riottosità del popolo è quindi soltanto uno dei tanti strumenti di paura e crudeltà che il pagliaccio principe del crimine attua per seminare anarchia nel suo nuovo mondo, ma il noto villain è anch'esso un prodotto di quella società malata. È quindi palese che siamo noi che creiamo i nostri stessi mostri, e che prima di combatterli bisogna innanzitutto comprenderli risalendo alla radice del loro disagio.
La complessità della problematica sociologica va ben oltre la percezione della realtà del Joker, che all'epilogo della pellicola dimostra una totale alienazione dalla razionalità e che ormai lui stesso è totalmente in balia della sua folle visione anarchica, tant’è che forse gli eventi stessi del film sono frutto di una sua fervida immaginazione.

 

Joaquin Phoenix

Joker (2019): Joaquin Phoenix

 

Todd Phillips confeziona così un lungometraggio degno di essere analizzato e visionato con la giusta attenzione anche da un pubblico generalmente restio a vedere i cinecomics, inoltre la pellicola offre anche un arricchimento alla mitologia del Joker e della sua nemesi Batman, che all'interno della narrazione di questo film potrebbe uscirne come un guardiano dello status quo e dunque della conservazione reazionaria del potere, e non come il crociato incappucciato della giustizia che noi tanto amiamo credere.
Todd Phillips non crede nei supereroi perché ritiene che quest'ultimi semplificano eccessivamente la risoluzione di problematiche sociologiche molto più complesse e profonde di loro con delle semplici scazzottate. Il regista ha così deciso di offrire la sua interpretazione del Joker parlando perfettamente della nostra contemporaneità e ha avviato insieme alla Warner/DC un nuovo modello cinefumettistico in grado di competere con il colosso miliardario del Marvel Cinematic Universe in termini qualitativi e quantitativi.
Dove la Sony fallisce nella sua narrazione antieroica di Venom, la Warner/DC invece guadagna terreno nella concorrenza narrando i suoi complessi villain, andando oltre il genere supereroistico per affrontare tematiche più mature e reali.
Forse Joker rappresenta una seconda possibilità per la DC di dimostrare le sue vere potenzialità, che non necessariamente devono passare per un universo condiviso, ma con standalone più autoriali capaci di entrare nelle grazie dei festival cinematografici più d'essai. E di conseguenza migliorare la competitività di prodotto nel filone dei cinecomics.

 

Seppur il film sia affetto da un'estetica scorsesiana derivativa e da un manierismo e didascalismo a volte insistente che allontana Todd Phillips dai grandi maestri del genere, il suo Joker rappresenta un unicum nella storia del cinefumetto. Come l'interpretazione magistrale di Joaquin Phoenix. Complimenti ai creativi e spero che la DC continui su questa strada.

 

Voto 8.5

 

locandina

Joker (2019): locandina

 

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