Regia di Todd Phillips vedi scheda film
Un film sull’Arthur che siamo, un film sul Joker che potremmo diventare.
“I don't know why everyone is so rude; I don't know why you are”. Un indispettito Arthur Fleck domanda a Thomas Wayne perché sono tutti “così scortesi” con lui. Di fronte a quello che la DC Comics ha sempre raccontato come il buon Thomas, a commuoverci non è il ricco padre di Bruce ma il disorientato Arthur. Che da Thomas vorrebbe forse non un abbraccio ma almeno un po’ di “fucking decency”.
Joker è un film sulla disarmonia dell’essere al mondo. Tutti siamo un po’ disarmonici a modo nostro: Montale scrisse negli anni ’70, che avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà, quella stessa disarmonia non poteva che diventare la materia della sua ispirazione poetica. Quel che Montale non ci disse né scrisse – per sua fortuna – è quello che succede quando quella disarmonia resta irrisolta, perché ti mancano il talento o la fortuna - o entrambi. Non ci vuole mica poi tanto: basta una madre sbagliata, un segreto che riemerge, i servizi sociali che ti tolgono i medicinali e il sostegno psicologico di cui hai bisogno. A volte basta ancora meno per vedere le poche certezze della vita sciogliersi come neve al sole. La mente è un filo di capello. Fragile.
Todd Phillips e un meraviglioso Joaquin Phoenix, a cui solo una cattivissima Hollywood potrà togliere il meritato Oscar, ci raccontano un mondo in cui, finalmente, non esistono cattivi ma soltanto tanta, tantissima, disarmonia. E di questa disarmonia non resta altro che prendersene cura come possiamo e prima che sia troppo tardi. Questo, in sostanza, è il Joker di Phillips: un film sull’Arthur che siamo e anche sul Joker che potremmo diventare.
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