Regia di Todd Phillips vedi scheda film
Opera di denuncia, magnifica, brutale, straziante e trascendentale che ci schiaffa in faccia il degradato presente e, in esatta corrispondenza con la parte finale, un futuro di rivolta e distruzione da parte di una popolazione che (letteralmente) non ce la fa più. J. Phoenix, di una bravura raggelante, tratteggia il Joker definitivo. Voto 8,5
La prima sensazione che ho avuto dopo aver visto il tanto atteso biopic su Joker (Leone d’Oro a Venezia 76) è che, il mondo illustrato nel film, in realtà, non sia altro che una sorta di presente proiettato, nell’ultima mezz’ora, in un futuro imminente, molto più vicino a noi di quanto il sistema possa immaginare e voglia ammettere. Dico questo perché il regista Todd Phillips (Una notte da leoni), nell’ennesimo adattamento dell’iconico antagonista di Batman, compie una profonda opera di rivisitazione che trascende lo status di cine-fumetto senza, comunque, dimenticare la propria identità di base (i collegamenti con la saga del Cavaliere Oscuro sono molteplici). La fotografia cupa e la scenografia decadente restituiscono perfettamente il ritratto di una Gotham City sudicia, pericolosa, corrotta e violenta, simbolo di una società capitalistica comandata da uomini crudeli e falsi, che non si fanno scrupoli quando si tratta di inglobare il più debole per soddisfare la loro insaziabile sete di potere e i loro personali interessi. Un’analisi sociologica non di certo nuova, ma Joker riesce a far fronte a questo suo potenziale limite mettendo in campo una serie di metafore a dir poco geniali e d’impatto. Ad esempio, il personaggio di Thomas Wayne, che nei film di Batman era descritto come un filantropo onesto e generoso, qui viene descritto come il simbolo di quel sistema che sta sgretolando la nostra società dall’interno. E in questo senso, l’attesa vana da parte di Arthur Fleck di quella famigerata lettera da parte di Wayne, rappresenta la disperazione di molte persone che, ingenuamente, confidano in un cambiamento che sembra non avvenire mai. Ed è a partire da qui che, progressivamente ma con grande rigore, Phillips mostra con disturbante brutalità l’agghiacciante discesa agli inferi di una mente completamente alienata che, per mezzo della follia, metabolizza tutti gli orrori che il mondo gli ha riservato nel corso della sua tragica vita. Joaquin Phoenix, con grande intensità e ammirevole spirito di immedesimazione, tratteggia le caratteristiche del Joker definitivo, analizzandone tutte le sfumature con raggelante bravura. Una prova d’attore soffrente, impegnativa anche al livello fisico, intrisa di dolore e tormento, un’interpretazione con pochi eguali nel panorama cinematografico contemporaneo che è già entrata, meritatamente, nei manuali di Storia del Cinema. Dunque, come dicevo all’inizio, quest’opera di denuncia, magnifica, straziante e trascendentale ci schiaffa in faccia (peraltro senza fronzoli) il degradato presente e, in esatta corrispondenza con la parte finale, un futuro di rivolta e distruzione da parte di una popolazione che (letteralmente) non ce la fa più. Voto 8,5
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