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Joker

Regia di Todd Phillips vedi scheda film

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La recensione su Joker

di Gangs 87
8 stelle

Se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione, che sono gli eventi che compongono la nostra infanzia, le gioie e ii dolori che viviamo a renderci ciò che siamo, allora Joker finisce per essere l'incarnazione perfetta di tutto il male che Arthur Fleck ha dovuto assorbire nella sua esistenza.

 

Todd Phillips insieme a Scott Silver partono dai meandri della psiche e dell'anima di Arthur, scavando negli angoli bui, tirando fuori tutto quello che c'era, anche le emozioni sotterrate, e riportono tutto fuori; sarà per questo che il film rsulta poi essere un crescendo di sensazioni, tra smarrimento e paura, rabbia e dolore, un mix che finisce per esplodere in un finale stremante.

 

L'uso della fotografia riesce a farci percepire i vari cambiamenti del protagonista. Inizialmente prevalcono i toni scuri, ci indica la chiusura di Arthur al mondo, o forse quella del mondo verso Arthur e c'è lo dimostrano anche i vestiti che indossa, il modo in cui si muove, lento e claudicante. Man mano che si va verso la conclusione invece tutto diventa lentamente più colorato; nel finale, in particolar modo la parte che di svolge negli studi televisivi, diventa quasi un tripudio di colori, partendo proprio dai vestiti che Arthur indossa, è la dimostrazione che la trasformazione è completa che Arthur ha accolto in se Joker, la danza ne è l'emblema, è la simbiosi è ormai inevitabile come inevitabili sono le sue conseguenze.

 

Tra le tante cose che l'occhio deve osservare, non sono da meno alcune inquadrature magistralmente gestite da Phillips che gioca con la macchina da presa, citando i film precedenti, temporalmente successivi, in cui è Batman ad essere protagonista. I riferimenti sono tanti e svariati e aiutano non solo a riprendere l'attenzione dello spettatore quando questi cade nella fase discendente che comunque il buon vecchio Todd gestisce molto accuratamente, ma anche a dare forma e carattere all'astio che Joker proverà verso il suo rivale alato, quasi motivandole con legami anaffettivi conditi, ancora, dalla cattiveria umana.

 

A rendere perfetto tutto questo è l'immenso Joaquin Phoenix. La sua interpretazione lascia senza parole. Non regge confronti, a parte il fatto che non mi sono mai piaciuti ma, in questo caso, non servono, non avrebbero senso. Lui sovrasta tutto quello che è stato fatto prima, pur contenendo in se tutti i modi in cui il personaggio è stato interpretato dai suoi predecessori. Ci sono delle citazioni talmente evidenti da non poter fare finta di nulla e la scena finale, con lui di spalle che cammina verso la luce, vestito di bianco, credo sia la più eloquente. Ma Phoneix non è il Joker, ne tantomeno lo interpreta, Phoenix ci si trasforma, sente la pelle scivolargli di dosso e dare spazio a quella nuova, vive il suo primo battito di ali, ne sente tutta la potenza nascosta e la offre allo spettatore quasi senza filtro. Si denuda davanti a noi, danza, ride, piange e si dispera, si offre inerme allo sguardo del mondo a cui regala poi il sorriso più crudo e più vero, quello fatto con il sangue.

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